Pur non essendo stati contagiati dalla peste suina, i cinghiali e maiali della Sfattoria degli Ultimi rischiano di essere abbattuti perché si trovano nella “zona rossa” fissata dall’Asl Roma 1 per arginare la diffusione della peste suina.
Un provvedimento di “impronta cinese” dell’Asl ordina l’uccisione tramite elettroshock dei 140 animali della struttura. I volontari della Sfattoria degli Ultimi hanno presentato un ricorso al TAR, che ha fissato al 14 settembre un’udienza per approfondire la questione e contestualmente ha ordinato all’Asl il deposito di altri documenti.
L’annuncio della sospensiva del Tar
A dare la notizia è stata la rappresentante legale della Sfattoria: «La battaglia è appena iniziata anche per tutti gli altri animali oggetto di attenzione delle nostre amministrazioni, che hanno dichiarato una guerra ingiusta solo perché non sono in grado di eliminare i rifiuti dalle strade di Roma, unica ragione dell’urbanizzazione dei cinghiali e della diffusione della peste suina africana» ha affermato.
La solidarietà dei cittadini
Nei giorni scorsi era partita una mobilitazione per proteggere i 140 maiali e cinghiali – salvati dai maltrattamenti e dai mattatoi – ospitati nella struttura della Sfattoria degli Ultimi. Gli animali, fra l’altro, sono iscritti al registro nazionale come Pet e microchippati, nonché accuditi e controllati dal punto di vista sanitario.
I volontari della struttura hanno ricevuto molte manifestazioni di solidarietà, con privati cittadini che si sono recati fisicamente a proteggere simbolicamente la zona. Prosegue anche la petizione su Change.org, che ha superato le 200mila firme.
Niente deroghe, la burocrazia si erge a giudice della vita
Hanno destato sconcerto e polemiche le affermazioni del commissario straordinario per la peste suina Angelo Ferrari: «Non è accoglibile la richiesta di non procedere all’abbattimento dei suini in questione, anche tenuto conto della carenza e inadeguatezza delle misure di biosicurezza come comunicato dall’Asl Roma 1». Accuse respinte dai volontari, che ribadiscono che «tra le misure di sicurezza c’è anche una doppia recinzione molto solida, a due corridoi, che impedisce il contatto tra i loro animali e quelli esterni potenzialmente infetti».
È sempre più forte tra i 200 volontari che sostengono la struttura la convinzione che «La peste suina è una scusa, il vero problema è la mancanza di empatia. Vogliono uccidere gli animali del rifugio perché per loro suini e cinghiali non hanno diritto di vita. E non si stanno fermando neanche davanti al dolore delle persone».
L’associazione Meta Parma è perentoria: «Le parole non bastano più, non vogliamo promesse, vogliamo certezze. Ovvio che non smetteremo di supportare la Sfattoria finché gli animali del rifugio non saranno completamente fuori pericolo e finché questa bruttissima storia non sarà definitivamente finita, vogliamo la revoca di questa ordinanza assurda che lede ogni diritto umano e animale. Non accetteremo mai che uccidano gli animali di un rifugio, non possono farlo e già solo il fatto che abbiano potuto anche solo pensare di poterlo fare è veramente preoccupante».
Lettera aperta al Questore
L’Associazione Meta Parma ha anche inviato una Lettera aperta al Questore di Roma e a tutte le forze dell’ordine: «Gli animali della Sfattoria degli Ultimi sono stati colpiti da un’ordinanza di abbattimento, e sono in pericolo di vita, con il rischio che gli operatori dell’Asl vengano scortati dalle forze dell’ordine per poter entrare e ucciderli. Sono animali salvati da maltrattamenti e dai mattatoi, sono vite salvate, hanno dei nomi, hanno legami affettivi importanti. Ogni vita andrebbe tutelata e protetta, e purtroppo la vita delle creature che chiamiamo “animali” continua a essere sfruttata, imprigionata e uccisa negli allevamenti e nei mattatoi, e a queste anime lì in quei luoghi non è concesso avere un nome, solo una gabbia. […] Come cittadini di cuore e coscienza vi chiediamo di prendere posizione contro questa assurda ordinanza, e di non aiutare la strage di questi animali, vi chiediamo di dire “no”».