Il Tirreno non è come gli altri mari che bagnano la penisola italica. Per un motivo ben preciso: nelle sue profondità i fenomeni geologici sono costanti e in continua evoluzione.
Qui, infatti, è un punto delicato della geomorfologia terrestre, dove la crosta viene “riciclata” e le placche entrano in contatto fra loro. Il risultato di questi scontri porta a terremoti e attività vulcanica, e giustificano il perenne attrito geotettonico fra Europa e Africa. Non è un caso che nelle aree adiacenti siano presenti i vulcani più importanti del Vecchio Continente: Stromboli, Vesuvio, Etna e Vulcano. E poi c’è il Marsili, coperto dalla superficie marina, con il cratere a circa 400 metri di profondità; è un vulcano che sopravvive da circa 200mila anni e, potenzialmente, potrebbe eruttare da un momento all’altro; con il rischio di tsunami.
Oggi, però, si scopre che il Marsili non è l’unico vulcano della zona tirrenica; gli esperti, infatti, ne hanno individuati una quindicina. Alcuni di grandi dimensioni; rimasti nascosti fino a oggi per via della grande profondità che contraddistingue il mare Tirreno. È il frutto di una delle ultime ricerche condotte da esperti italiani del CNR e dell’IGNV, in collaborazione con scienziati neozelandesi. Di cosa si tratta? Di un vasto territorio sottomarino contraddistinto da coni vulcanici che denotano la forte instabilità dell’area; e che si legano al fenomeno di subsidenza ionica che coinvolge anche i vicini Appennini, sede degli ultimi gravi eventi sismici che si sono verificati in Italia. Gli esperti parlano della Catena di Palinuro, realtà vulcanica particolarmente attiva fra gli 800 e i 300mila anni fa, che nella scala dei tempi geologici corrisponde all’altro ieri. Si presume che possano entrare in attività e avviare movimenti tettonici in grado di alterare profondamente i connotati del Tirreno. Ma i ricercatori non intendono assolutamente lanciare l’allarme. I vulcani del Tirreno saranno monitorati con attenzione, e in questo momento non esiste alcun pericolo di eruzione. Serve però sapere che il Tirreno è un mare tutt’altro che “tranquillo” e i suoi fondali non hanno nulla a che vedere con le piane sottomarine che precedono le scarpate continentali. È un fondo costellato di monti, canyon e, appunto, crateri di grandi dimensioni; la firma di un pianeta in pieno fermento.
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