In ottobre compie 35 anni ma con la “maturità” anche i problemi diventano più grandi: anche per il Parco del Mincio la sfida di oggi è contrastare gli effetti dell’antropizzazione sugli ambienti naturali, diventati sempre più evidenti in questi anni nel globo e anche nel suo territorio.
Il Parco Regionale è uno dei primi nati in Lombardia e si sviluppa in provincia di Mantova su 16mila ettari nel lembo sud orientale della regione.
È un parco agricolo e fluviale, che dalla sua nascita a oggi ha permesso di salvare terreni dalla cementificazione, salvaguardare colture agricole di pregio come i prati stabili e i prati aridi, nutrire la biodiversità con interventi costanti.
Ora scommette sulla potenza delle azioni di rete per difendere uno degli habitat più importanti d’Europa: la zona umida delle Valli del Mincio, area Ramsar e destinazione Eden d’eccellenza, dove un tempo si raccoglieva la canna palustre, e casa della maggior garzaia di Airone rosso.
Per migliorare la qualità delle acque, è l’unico parco in Lombardia a condurre un “Contratto di fiume”; presto avvierà – con contributi regionali – gli studi per il “Deflusso ecologico del Mincio”; si appresta a sperimentare tecniche di “ecofiltri” in grado di intercettare, all’imbocco degli affluenti che scorrono fuori Parco, limo, plastica e rifiuti, i veri nemici, responsabili di accelerare l’interrimento della wetland più suggestiva del Paese.
E poco più a valle, assieme al Comune capoluogo, punta a restituire balneabilità almeno su uno dei tre specchi lacustri che abbracciano Mantova, quello che si forma proprio alla fine della riserva delle Valli.
«In un ipotetico bilancio di questi sette lustri dalla sua istituzione – commenta Maurizio Pellizzer, alla guida dell’ente che presiede da sette anni – il Parco del Mincio si pone come un punto fermo nella salvaguardia ambientale, in un’epoca in cui la complessità ambientale si pone con forza sotto gli occhi di tutti. In questa complessità i numeri messi in campo dal Parco in questi anni sono in attivo: 27 milioni di euro di investimenti sul territorio solo negli ultimi 8 anni, riattivazione della gestione dei canneti e cariceti grazie a misure PSR per le quali si è battuto, 60mila alberi e arbusti messi a dimora per la Rete Ecologica regionale, per parlare solo dei numeri più concreti. Ma anche 120mila scolari guidati in esperienze di educazione ambientale, oltre 350 Cicogne bianche che hanno preso il volo dai terreni adiacenti il centro reintroduzione attivato alle Bertone».
Come l’acqua anche il Parco del Mincio non è fermo
Molti progetti si stanno realizzando e molti progetti si stanno candidando, soprattutto in un contesto di finanziamento europeo. Fra questi il progetto EcoPay connect 2020, co-finanziato dalla Fondazione Cariplo e frutto della sinergia fra quattro enti parco regionali, con il Mincio capofila. Fra le tante azioni anche lo studio dei servizi ecosistemici locali e i possibili “PES” (pagamento per i servizi ecosistemici) derivanti da questi; in particolare quelli legati all’acqua, inclusi i fiori di loto che di Mantova e del suo Parco sono divenuti un simbolo – problematico – da quasi un secolo. Per contenere il fior di loto ed altre specie invasive è stato candidato uno specifico e innovativo progetto europeo (Life), che punta alla trasformazione della biomassa in una sorta di compost da utilizzare per la depurazione delle acque da contaminanti.