Il termine suona sempre più familiare, ma anche gli addetti ai lavori spesso non lo sanno giustificare correttamente.
Lo spiaggiamento è un evento preciso e si riferisce al ritrovamento di animali morti lungo un litorale.
C’è sempre un motivo, ma non è facile metterlo a fuoco. Si sente parlare dello spiaggiamento di balene, delfini, capidogli e… calamari di Humboldt, dal nome della corrente marina che li ospita e scorre lungo le coste sudamericane. E proprio migliaia di esemplari di questa specie di calamaro gigante sono stati trovati in questi giorni privi di vita sulle spiagge dell’isola di Santa Maria, in Cile. La causa?
Nemmeno gli scienziati si pronunciano con certezza. Le ipotesi sono al vaglio. L’inquinamento è sempre al primo posto. Ma in questo caso la situazione è diversa dalle altre, e mal si accorda con uno spiaggiamento così imponente; benché le coste cilene siano da sempre interessate da un’attività antropica spregiudicata che crea grossi problemi alla fauna oceanica. El Niño? Potrebbe essere un’idea. Ed è in questa direzione che si stanno muovendo gli studiosi.
E’ la famosa corrente oceanica che periodicamente (ogni due, sette anni) attraversa l’oceano Pacifico, compromettendo gli equilibri climatologici di mezzo pianeta. A rimetterci è l’uomo, poiché il fenomeno ha gravi ripercussioni sull’agricoltura e l’allevamento (senza contare effetti secondari come siccità, incendi, e uragani ultrapotenti); ma sono soprattutto gli animali che si trovano completamente smarriti nel loro ambiente naturale ad avere la peggio, finendo per non sapersi più orientare e alimentare.
Lo spiaggiamento è l’ultimo stadio di una corsa senza meta.
Sotto accusa potrebbe essere un fenomeno strettamente legato a El Niño, noto agli esperti con il termine di upwelling. Significa che dalle profondità marine si ha una risalita di acque fredde al largo del Cile, che spingono quelle calde verso l’Australia. Ma in questo modo creano anche grossi squilibri chimici negli oceani: i nutrimenti finiscono per raggiungere aree disabitate, mandando in tilt intere popolazione di pesci, cetacei, e cefalopodi.
A margine di un fenomeno così estremo, ci sono ripercussioni gravi a livello ecologico. Sull’isola cilena, infatti, sono già intervenute le ruspe: i calamari di Humboldt sono bestioni lunghi più di due metri e le loro carcasse in decomposizione rischiano di avvelenare chilometri di litorale.
Gianluca Grossi
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