Gli ecosistemi naturali forniscono beni e servizi essenziali: terreni fertili, mari produttivi, acque potabili, aria pura, impollinazione, prevenzione delle alluvioni, regolazione del clima, ecc., che hanno un valore economico definito Capitale naturale.
La nostra prosperità e il nostro benessere dipendono, quindi, anche dal buono stato del capitale naturale. Investire nella tutela della Natura significa salvaguardare questa preziosa fonte economica.
Il ripristino degli ecosistemi degradati è costoso, ma se il degrado del capitale naturale vien lasciato a un destino irreversibile, la perdita di biodiversità può compromettere la fornitura dei servizi ecosistemici.
Il Millennium Ecosystem Assessment ha classificato i servizi ecosistemici in quattro in gruppi funzionali:
- fornitura, cioè prodotti ottenuti dagli ecosistemi quali cibo, acqua pura, fibre, combustibile, medicine;
- regolazione, in quanto i benefici sono ottenuti dalla regolazione di processi ecosistemici, per esempio in relazione al clima, al regime delle acque, all’azione di agenti patogeni;
- culturali, intesi come l’insieme dei benefici non materiali ottenuti dagli ecosistemi come il senso spirituale, etico, ricreativo, estetico, le relazioni sociali;
- di supporto, in cui rientrano i servizi necessari per la produzione di tutti gli altri servizi ecosistemici come la formazione del suolo, il ciclo dei nutrienti e la produzione primaria di biomassa.
L’importanza di effettuare stime monetarie per misurare il valore della biodiversità e i benefici ottenuti per il benessere umano è stata riconosciuta nell’ambito delle Nazioni Unite, attraverso la definizione degli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 (SDGs) e dal Piano Strategico 2011-2020 della CBD con i suoi Aichi Targets.
Alla presenza del ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani, è stato presentato il “Quarto Rapporto sullo stato del capitale naturale in Italia”, frutto del lavoro d’indagine svolto tra novembre 2020 e marzo 2021.
Nell’impostare questa quarta edizione, gli esperti hanno concordato sull’importanza strategica di dedicare il 37% delle risorse del programma integrato del Next Generation EU alla biodiversità, ad azioni per il clima e all’adattamento ai cambiamenti climatici, anche in virtù dei nuovi impegni comunitari derivanti dalla Strategia europea per la biodiversità al 2030 e alla Strategia “Farm to Fork” per una migliore sostenibilità ecologica di tutta la filiera agroalimentare.
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