Il mondo dell’associazionismo si è ritrovato unito sul fronte della difesa della qualità del cibo e delle attività agricole tradizionali. In una lettera firmata da 107 associazioni europee e inviata al Presidente della Commissione, Jean-Claude Juncker, chiedono una valutazione dell’efficacia della Politica Agricola Comune per vincere le sfide ambientali connesse e contribuire al raggiungimento dei nuovi obiettivi dello sviluppo sostenibile definiti dalle Nazioni Unite a livello globale.
“L’attuale Politica Agricola Comune dell’Unione Europea, che rappresenta quasi il 40% dell’intero budget comunitario, non è in grado di affrontare in modo efficace gli importanti cambiamenti che l’Europa sta fronteggiando nel settore dell’agricoltura. La Commissione Europea deve per questo valutare con urgenza se la PAC soddisfa gli obiettivi che si era prefissata realizzando una Fitness Check sulla politica agricola” hanno chiesto le 107 Associazioni europee, tra cui le 18 italiane facenti parte del Tavolo nazionale sull’agricoltura sostenibile.
“L’attuale PAC – scrivono le Associazioni – ha continuato a favorire produzioni intensive ad alto impatto ambientale invece di scegliere pratiche innovative e sostenibili basate su un approccio agro-ecologico e ha aperto la strada a un sistema iniquo che è all’origine della crisi dei mercati agricoli, di un continuo declino dello stato delle risorse naturali, di gravi carenze nel benessere animale e di effetti negativi sulla salute delle persone”.
“I fondi elargiti dalla PAC devono sostenere pratiche agricole e sistemi agricoli innovativi e sostenibili che si basano su un approccio agro-ecologico e che producono vantaggi per tutti i cittadini Ue, gli agricoltori, l’ambiente, gli animali, la nostra salute e il clima” dichiara Maria Grazia Mammuccini, portavoce delle Associazioni italiane.
Un sistema ingiusto per gli agricoltori
Le aziende agricole dell’UE stanno scomparendo a un ritmo allarmante; tra il 2003 e il 2013 poco più di 4 milioni di aziende agricole (una su quattro) sono scomparse nei 28 paesi dell’Unione europea, mentre la superficie totale agricola utilizzata è rimasta pressoché stabile. Questo significa aumentare la concentrazione della proprietà, con un aumento del 38% nella dimensione media delle aziende agricole dell’UE. L’occupazione a livello aziendale è però diminuita del 30%.
A livello globale, gli agricoltori hanno subìto una drastica riduzione dei prezzi di mercato delle materie prime. La maggior parte del denaro speso dai consumatori va agli intermediari, commercianti e rivenditori invece che agli agricoltori.
Ulteriore conseguenza della sparizione della rete dei piccoli agricoltori è il continuo peggioramento dello stato delle risorse naturali: il settore agricolo intensivo è la principale fonte di inquinamento diffuso. In molti paesi, gli agricoltori legati a una stretta dipendenza dall’ambiente, come per esempio gli apicoltori, subiscono perdite di produzione per oltre il 30%.
Infine, i prodotti dei settori carne e latticini in Europa sono in larga misura dipendenti dall’importazione dei mangimi proteici che causano gravi problemi nelle zone di produzione, portando a sgomberi forzati dei piccoli agricoltori e delle popolazioni indigene, causando la perdita di posti di lavoro, la perdita di biodiversità, l’aumento dell’insicurezza alimentare.
Info
Le Associazioni italiane: Aiab, Associazione per l’Agricoltura Biodinamica, Federbio, Firab, Greenpeace, Italia Nostra, ISDE – Medici per l’ambiente, Legambiente, Lipu, PAN Italia, Slowfood, Terra Nuova, Touring Club Italiano, Associazione Pro Natura, SIEP, UpBio, UNA-API, WWF.
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