La scorsa settimana, presso la sede del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi in versione webinair a causa delle nuove regole del Covid, è andato “in onda” un originale seminario per una proposta di conservazione della Natura assolutamente “fuori di testa”, a detta degli stessi organizzatori: ovvero lasciare metà della superficie del Pianeta, sia terrestre, sia marina, alla libera evoluzione della Natura, concentrando le trasformazioni derivanti dall’attività umana nella restante metà.
Un’idea quanto meno utopistica, la cui fattiva realizzazione è tutta da vedere e con molti aspetti sui cui si può discutere, ma di indubbio fascino, lanciata tra l’altro da un personaggio “di peso” nel panorama mondiale degli studi naturalistici: il biologo e divulgatore Edgar O. Wilson, famoso entomologo e professore emerito alla Harvard University.
Il progetto “Half-Earth”, che vede il supporto di famosi testimonial quali artisti del calibro di Paul Simon o Glenn Glose, è partito circa tre anni fa ed è coordinato dalla E.O. Wilson Biodiversity Foundation, che ha coinvolto moltissimi ricercatori e conservazionisti, soprattutto americani.
La prima azione proposta dal progetto, fondamentale, è completare la mappatura fine della biodiversità del Pianeta, individuandone le aree prioritarie.
Basandosi su scienza, analisi e tecnologia all’avanguardia, il progetto Half-Earth sta, infatti, georeferenziando la distribuzione fine delle specie in tutto il mondo, per identificare i luoghi in cui possiamo proteggere il maggior numero di specie. Determinando quali blocchi di terra e mare possiamo unire insieme per ottenere il massimo effetto, abbiamo l’opportunità di supportare i luoghi più ricchi di biodiversità del mondo così come le persone che chiamano questi paradisi casa.
La mappa del progetto Half-Earth è una mappa del mondo dinamica e ad alta risoluzione e uno strumento di supporto decisionale che guida dove le attività di conservazione delle specie basate sul luogo sono maggiormente necessarie per salvare la maggior parte delle specie della Terra, compresi gli esseri umani.
Come poi attuare politicamente un’iniziativa del genere, a fronte della monumentale ignoranza ed indifferenza della maggior parte dei politici e stakeholders di tutto il mondo, è una bella domanda. Così come capire chi eventualmente deciderà quali parti del mondo da antropizzare e quelle da salvare.
Ma intanto una nuova proposta è partita: i visionari sono comunque, da sempre, portatori di stimoli per esplorare mondi nuovi e, in questo caso, nuove possibilità di tutela della Natura. Dando nuovi e concreti obiettivi a chi, soprattutto tra i giovani, volesse impegnarsi in questa affascinante e cruciale battaglia per il futuro del nostro Pianeta.
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