Gli habitat del continente africano interessati dalla produzione dell’olio di palma rischiano di compromettere la sopravvivenza di animali come gli scimpanzè e i gorilla. Lo rivela uno studio condotto dall’Università di Liverpool, in Inghilterra. Serge Wich, a capo della ricerca, dice che «è necessario stabilire al più presto linee guida che regolamentino lo sfruttamento del territorio abitato dalle scimmie». Non accade solo in Africa. Il fenomeno, infatti, è già stato già denunciato da Nature, riferendosi alle piantagioni indonesiane e, in generale, a gran parte delle aree equatoriali del sud-est asiatico. In questo ambito a rimetterci sono soprattutto gli oranghi, ufficialmente minacciati dall’estinzione.
Le cose in Africa vanno leggermente meglio, ma il consumo sempre più elevato di olio di palma sta progressivamente riducendo lo spazio vitale per i primati. L’80% dei terreni adatti alla coltivazione di palma coincide, infatti, con lo spazio biologico a loro riservato.
Più di tutti preoccupa la situazione dei gorilla di Cross River, sottospecie di gorilla occidentale (Gorilla gorilla), a un passo dalla scomparsa. Vive a cavallo fra la Nigeria e il Camerun, dove lo sfruttamento dei terreni per ottenere olio di palma ha subito negli ultimi anni una grande espansione. Le stime dicono che esistono solo 250 esemplari. La soluzione però potrebbe essere ancora lontana, perché gli ambientalisti non sanno bene che provvedimenti prendere. L’invito a produrre olio di girasole o colza a discapito di quello di palma, potrebbe provocare ulteriori problemi, poiché questi tipi di colture abbisognano di spazi territoriali ancora più ampi.
In ultima analisi si sta, dunque, cercando di spingere i produttori ad affidarsi all’olio di palma “sostenibile certificato”, coltivato in piantagioni “approvate” prima del 2005.
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