Il lupo è uno dei predatori più iconici e meglio studiati dell’emisfero boreale. Della sua biologia oggi conosciamo molto, ma le sue origini restano ancora poco chiare. Un nuovo studio svela i segreti del più antico fossile di lupo scoperto in Europa.
Quando nelle lunghe notti gelate levava il muso alle stelle gettando lunghi ululati nello stile dei lupi, erano i suoi antenati morti e ridotti in polvere, che levavano il muso alle stelle e ululavano nei secoli attraverso di lui.
(Jack London)
Il lupo è più di un animale è un simbolo. La sua immagine ci accompagna da secoli e stimola in noi ataviche sensazioni di fascino e paura. Ritratto spesso come personaggio negativo, il lupo è il protagonista di tanti racconti che nel corso del tempo sono diventati classici dalla letteratura e film cult. Da Zanna Bianca di Jack London, passando per i licantropi e cappuccetto rosso, la figura del lupo ha influenzato in modo irreversibile il nostro immaginario collettivo, tanto che quella del “lupo cattivo” è l’espressione che meglio sintetizza i preconcetti e il travagliato rapporto che abbiamo con questo meraviglioso predatore.
Non esistono lupi cattivi, esistono solo lupi che fanno i lupi. Ma per raggiungere questa consapevolezza sono stati necessari decenni di studi e numerose campagne di sensibilizzazione, grazie alle quali il lupo ha ripopolato diverse parti d’Europa. In Italia, nei primi anni settanta, questa specie aveva raggiunto condizioni critiche con circa un centinaio di esemplari rifugiati in alcune località remote degli Appennini.
Oggi invece, si ritiene che nel nostro paese ci siano oltre 2.000 lupi, un fatto testimoniato anche dal crescente numero di avvistamenti in aree rurali e antropizzate.
Ma il legame con il lupo va ben oltre il simbolismo o la conservazione, ed è dimostrato dalle centinaia di razze canine selezionate attraverso quel processo di domesticazione iniziato oltre 20.000 anni fa da qualche parte in Eurasia. Attualmente in Europa ci sono 90 milioni di cani, un numero che preso da solo rende perfettamente l’idea di quanto sia forte il legame che abbiamo instaurato con questo animale.
Che lo si osservi sotto il profilo simbolico o zoologico il lupo è oggetto di numerosi studi grazie ai quali stiamo imparando a conoscerlo sempre meglio, ma nonostante tutti i nostri sforzi questo schivo predatore continua a celare la sua natura più intima, le sue origini.
I paleontologi attraverso lo studio dei fossili sono riusciti a ricostruire parte della complessa storia evolutiva di questo carnivoro.
A oggi, sappiamo che durante il Pleistocene (tra da 2.5 milioni a 11,500 anni fa) in Europa erano presenti diverse specie di canidi. Tra queste, quella che mostra le maggiori affinità morfologiche con i lupi moderni è il lupo di Mosbach (Canis mosbachensis), un canide di taglia media vissuto in tutta l’Eurasia fino a circa 400 mila anni fa. I primi lupi europei risalgono a 350-300 mila anni fa, e si differenziano dal lupo di Mosbach per alcune morfologie più marcate e le dimensioni maggiori.
Ma quali siano le relazioni tra queste due specie in Europa tra i 400 e 350 mila anni fa, è ancora poco chiaro visto che la maggior parte dei fossili di questa età sono frammentari. I crani ben conservati sono infatti o molto più antichi o molto più recenti rispetto a questo intervallo.
In un nuovo articolo pubblicato su Scientific Reports, un gruppo di paleontologi e geologi della Sapienza Università di Roma e dell’Università degli Studi di Milano, ha descritto il fossile del più antico lupo d’Europa datato a 406 mila anni e scoperto a Roma nel sito di Ponte Galeria.
Il reperto costituito da un cranio parziale, ha permesso per la prima volta di analizzare dettagli anatomici mai osservati prima in un canide così antico. Attraverso analisi tomografiche e tecniche di grafica 3D, il fossile è stato dapprima restaurato virtualmente, poi sono stati acquisiti i calchi digitali dei seni frontali e dell’encefalo, e infine sono state condotte analisi comparative con i canidi attuali. I risultati dello studio dimostrano che l’esemplare di Ponte Galeria possiede forme e dimensioni del tutto sovrapponibili a quelle dei lupi odierni, ed è più grande rispetto al lupo di Masbach. Anche l’analisi delle cavità dell’osso frontale e dell’encefalo evidenziano la sua somiglianza con i lupi attuali. Per questi motivi il fossile è stato attribuito a Canis lupus.
Con i sui 406 mila anni, il cranio di Ponte Galeria rappresenta inoltre il più antico fossile di lupo mai scoperto in Europa ed offre nuovi spunti sulle dinamiche di dispersione del lupo avvenute durante il Pleistocene medio. L’ipotesi avanzata in questo studio, suggerisce che i cambiamenti climatici verificatisi in questo periodo e riferibili al così detto “Mid-Brunhes Event” ebbero forti ripercussioni sugli ecosistemi terrestri e sulle faune, favorendo la diffusione di nuove specie in Europa tra cui il lupo.
Restano da chiarire molti aspetti prima di comprende a fondo l’origine di Canis lupus e quali siano state le sue relazioni con il lupo di Mosbach e altre forme più antiche. Nei prossimi anni l’uso estensivo delle tecnologie tomografiche e agli avanzamenti compiuti nei diversi settori della ricerca, come lo studio del DNA antico per esempio, consentiranno ai paleontologi di ricostruire con crescente dettaglio la storia evolutiva di questo predatore.
Per adesso, la paleontologia con il suo sguardo rivolto verso l’orizzonte del passato più profondo ci consente di estendere la storia del lupo nel tempo e nello spazio, come ci ricordano i suoi ululati che da almeno 400 mila anni riecheggiano tra i boschi delle terre che oggi sta riconquistando.
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