L’ignoto
Voi anime piene di aspirazioni, ascoltate la storia dell’ignoto
che giace qui, senza lapide a segnare il luogo.
Da ragazzo, temerario e stordito,
mentre bighellonavo con un fucile in mano per la foresta
vicino alla fattoria di Aaron Hatfield,
sparai su un falcone appollaiato sulla cima
di un albero morto.
Esso cadde con un grido gutturale
ai miei piedi, un’ala spezzata.
Poi lo misi in una gabbia
e qui visse molti giorni gracchiando rabbiosamente contro di me
quando gli offrivo del cibo.
Ogni giorno io cerco nei regni dell’Ade
l’anima del falcone,
per potergli offrire l’amicizia
di uno che la vita ha ferito e messo in gabbia.Dall’Antologia di Spoon River, di Edgar Lee Masters
Questa poesia è il racconto – non solo metaforico – di quanto spesso succede: l’uomo armato (schiavo) e la Natura (libera). Un incontro che troppe volte ha avuto impatti negativi per la nostra Terra. È sufficiente bighellonare con un fucile per distruggere la vita ad un falco e, quasi fosse una morale di Esopo, alla fine il gesto di mettere in gabbia il rapace è risultato quasi più letale dello sparo “accidentale”.
Il protagonista si accorge del proprio errore quando ormai è troppo tardi ed è qui che entra in gioco la poesia. Il poeta vuole che si ascolti questa storia affinché possa non ripetersi in futuro e si possa invece puntare verso l’opposto; addirittura, magari, nel vedere un falco (libero) su un albero vivo anziché morto.
E dopo aver letto il testo, entriamo in gioco noi.
Edgar Lee Masters (1869-1950), avvocato e poeta americano, pubblicò l’Antologia di Spoon River nel 1915, ottenendo un grandissimo successo.
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