La temperatura sulla costa toscana aumentata di quasi 2 gradi negli ultimi 40 anni, crescendo ben oltre il grado e mezzo imposto dalla comunità scientifica come valore soglia.
Il dato emerge dal recente studio condotto dal team di ricerca del professor Rolando Guerriero e composto da Raffaella Viti, Rossano Massai e Calogero Iacona, del dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Agro-Ambientali dell’Università di Pisa, e da Susanna Bartolini, dell’Istituto di Scienze della Vita della Scuola Superiore Sant’Anna.
Come è stata condotta la ricerca
La pubblicazione, apparsa sulle pagine della rivista Scientia Horticulture, ha elaborato i dati sulla fioritura di 40 diverse varietà di albicocco coltivate nell’Azienda Sperimentale dell’Ateneo pisano a Venturina (Livorno) per oltre quaranta anni, nel lasso di tempo compreso tra il 1973 e il 2016.
Il periodo di fioritura degli alberi da frutto è infatti strettamente legato alle temperature dei mesi invernali e proprio per questo è uno degli indicatori più utilizzati per gli studi sui cambiamenti climatici.
Sempre meno fiori
Un mancato o insufficiente superamento della dormienza influisce, infatti, negativamente sulla schiusa delle gemme e, di conseguenza, sull’epoca e sulla abbondanza della fioritura.
Dalla ricerca è emerso che, negli ultimi 40 anni, l’abbondanza della fioritura su ciascun ramo si è quasi dimezzata rispetto al passato soprattutto per le varietà a fioritura precoce, passando da un valore medio di 3.7 negli anni ’70 a poco più di 2 nel periodo 2010-16.
Temperature oscillanti
Di pari passo, i risultati dello studio hanno mostrato un aumento significativo delle temperature medie mensili del periodo autunno-invernale con incremento più marcato a partire dagli anni ’90.
In particolar modo, l’escursione termica media giornaliera – vale a dire la differenza fra la temperatura massima diurna e la minima notturna – è diminuita di quasi 1 grado e mezzo passando da 10.1 °C degli anni ’70-’80 a 8.8 °C del 2013-2016.
Un calo drammaticamente significativo c’è stato poi anche per le Unità di Freddo, cioè le ore con una temperatura inferiore ai 7 °C che servono alle piante per il superamento della dormienza delle gemme a fiore, che sono passate da circa 1.300 negli anni ’70-’80 a 800 nel 2012-2016.
Le coltivazioni si spostano
Il quadro complessivo che emerge dalla ricerca lascia ipotizzare un cambiamento di scenario con uno spostamento più a Nord della coltura
«Se in passato nell’area della Maremma Toscana si potevano ottenere produzioni interessanti e economicamente sostenibili anche con varietà a fioritura più tardiva ora appare più opportuno orientarsi verso varietà a basso fabbisogno in freddo e adatte a climi caldi o semiaridi; inoltre il calo complessivo della produttività potrebbe portare a una forte limitazione all’approvvigionamento locale di frutta e alla necessità di importazione dall’esterno del fabbisogno» spiega Susanna Bartolini.
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