Tra l’estate e l’autunno 2019 in Australia sono andati in fumo oltre 16 milioni di ettari di foresta, con ingenti perdite non solo tra gli abitanti ma sopratutto tra la fauna selvatica. Un dramma che è andato ad aggiungersi a quello della deforestazione che in Australia, tra il 2004 e il 2017, ha cancellato un’area 6 volte la Tasmania. Infatti, nel rapporto WWF “Deforestation fronts: Drivers and responses in a changing world” (scarica qui il rapporto), l’Australia orientale compare in una black list di 24 fronti di deforestazione detenendo il primato di essere l’unica nazione non in via di sviluppo presente nell’elenco.
L’abbattimento di alberi al fine di creare pascoli per il bestiame, ma anche di produrre legna da ardere, sono le cause più significative di questo disastro ambientale che il WWF Australia sta cercando di contrastare con il progetto Regenerate Australia.
Si tratta di un ingente programma quinquennale da 300 milioni di dollari che ha l’obiettivo di supportare azioni volte a rigenerare la natura e la fauna selvatica della nazione, appellandosi al governo australiano affinché ripristini le leggi e le misure di salvaguardia ambientali abolite negli ultimi anni.
Scende in campo l’intelligenza artificiale
Uno dei progetti in atto si chiama An Eye on Recovery, che WWF Australia sta realizzando con Conservation International, grazie al supporto di Google.org. Si tratta di un super programma di sorveglianza post-incendi che prevede l’installazione di oltre 600 fototrappole con l’obiettivo di monitorare la fauna selvatica nei luoghi colpiti dagli incendi, come ad esempio le Blue Mountains, East Gippsland, Kangaroo Island e il South East Queensland.
Le immagini saranno condivise tra ricercatori di tutto il mondo attraverso Wildlife Insights, una piattaforma alimentata dall’intelligenza artificiale di Google che darà modo di stabilire dove sia più urgente intervenire.
Le prime 100 fototrappole sono state installate a novembre a Kangaroo Island, la cui fauna locale ha dato segni di ripresa nonostante la foresta nativa dell’isola sia stata totalmente divorata dalle fiamme.
I droni che sganciano i semi
Nell’ambito di Regenerate Australia c’è anche “Verso 2 miliardi di alberi”, progetto che mira alla piantumazione di milioni e milioni di alberi per arrestare la perdita di biodiversità e proteggere e ripristinare gli habitat forestali. Per farlo, viene sperimentata una semina attraverso l’impiego di droni che entro il 2024 dovrebbe portare alla messa a dimora di 100 milioni di alberi. Il sistema, che unisce scienza e tecnologia, è messo a punto dall’impresa di restauro ambientale AirSeed Technologies e si sviluppa in quattro fasi: comprensione dell’ecosistema per stabilire quali specie piantare e dove; produzione di particolari “baccelli” al cui interno sono contenuti i semi da disseminare; semina attraverso droni di grandi dimensioni; monitoraggio e protezione proattiva delle piante.
Come funziona il “baccello”
Il baccello non è altro che una sfera di carbone vegetale di appena 5 grammi, altamente compresso ed estremamente robusto, al cui interno sono contenuti i semi. Le sfere vengono espulse dal drone da una certa altezza e nel piombare a terra penetrano leggermente nel suolo, dove rilasciano tutte le sostanze nutritive di cui il seme ha bisogno per poter germinare e crescere, al riparo da roditori, uccelli e insetti.
L’ospedale mobile
Per andare in soccorso degli animali colpiti da calamità naturali, il WWF-Australia ha dato vita al più grande ospedale mobile per fauna selvatica. Costata 250.000 dollari, la struttura ha le dimensioni di un semirimorchio e dispone di macchinari e attrezzature specialistici all’avanguardia per intervenire prontamente prima che si manifestino segni clinici gravi, quali infezioni o disidratazione.
L’ospedale mobile è provvisto di strumentazione per radiografie, ecografie, anestesia endoscopie, attrezzature per terapia intensiva e un kit di test rapidi per controllare nei koala la presenza della clamidia.