Negli ultimi anni la fotografia naturalistica ha visto cambiare le sue priorità. Dalla cosiddetta caccia fotografica, che richiedeva un buon teleobiettivo e tanta pazienza, si è passati ad una fotografia più complessa e evoluta.
di Homo ambiens
I più importanti fotografi naturalisti internazionali hanno voluto raccogliere la sfida della Conservation Photography (CF), con la consapevolezza che la fotografia naturalistica non poteva più richiamarsi solo a un generico rispetto per la natura ma doveva dare un contributo attivo alla ricerca scientifica, all’educazione e alla sensibilizzazione ambientale.
Quando 25 anni fa abbiamo fondato Homo ambiens questi temi, pur non essendo ancor entrati nel dibattito pubblico, erano già ben presenti nel nostro modo di fare fotografia.
La rivoluzione introdotta dalla Conservation Photography a nostro parere implica, però, un cambiamento ancora più grande.
Oggi al centro dell’attenzione del fotografo non c’è più soltanto l’estetica dell’immagine. Quello che conta è anche il significato dell’immagine, il suo valore etico, il contributo che essa può dare alla conservazione della specie o dell’ambiente riprodotto.
Sicuramente la ricerca della bellezza rimane parte fondamentale dell’attività del fotografo. Il fotografo naturalista deve, però, saper cogliere anche gli aspetti critici e le fragilità dell’ambiente,
La Conservation Photography implica, anche, una responsabilità nei metodi di lavoro e nelle tecniche adottate. Si privilegiano strumenti quali trappole fotografiche, tecniche di fotografia a distanza o lunghi appostamenti in strutture a impatto zero, con l’idea che è meglio perdere una buona occasione fotografica che compromettere, qualche volta irreparabilmente, l’integrità di animali e ambienti fragili.
Per un fotografo di conservazione, la passione per la natura non è solo una continua fonte d’ispirazione ma la motivazione stessa del suo lavoro.
In generale uno dei doveri etici di un professionista è tenere a mente il debito di rispetto e riconoscenza che ha verso la propria fonte.
Quando la propria fonte non è un proprio simile ma il rappresentante di un’altra specie, la questione si fa, paradossalmente, molto semplice o molto complessa. Si può scegliere, come purtroppo fanno alcuni, di appropriarsi delle immagini senza tenere in considerazione il proprio soggetto, invadendone il territorio e i ignorando i ritmi naturali. Si può scegliere di essere sensibili, assicurandosi che la propria attività non sia troppo invasiva. Oppure, si può essere un fotografo della conservazione.
La CF quando non è mera forma ma sostanza, implica un senso di responsabilità più alto.
- Perché sia Conservation Photography sono necessari:
- Uno studio attento dell’etologia della specie che stiamo documentando, non solo per aumentare le possibilità di sessioni fotografiche di successo, ma per non arrecare danno
- Una profonda conoscenza del territorio
- Lavorare in collaborazione con le popolazioni locali
- Contribuire alla ricerca scientifica, mettendo a disposizione immagini che forniscono informazioni utili allo studio e alla gestione delle specie
- Provare a rappresentare il proprio soggetto in un modo altamente evocativo, capace di trasmettere i valori e l’importanza dei sistemi naturali.
Solo quando riusciremo a realizzare tutto questo potremo affermare di aver fatto davvero “Conservation Photography”.
Noi di Homo ambiens ci proviamo ogni giorno con l’entusiasmo e la passione che ci accompagna da sempre. Questo è lo spirito che ci guida nel nostro viaggio attraverso l’anima della Natura ed è quanto proviamo a condividere con chi incrociamo sul nostro cammino; siano essi fotografi amatoriali, giovani fotografi che vogliono intraprendere la nostra stessa carriera o semplici appassionati di Natura.
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