La Vespa orientalis è nota da molto tempo nel nostro Paese, ma le segnalazioni della sua presenza sono state sempre discontinue. Negli ultimi anni invece, sono decisamente aumentati gli avvistamenti e, l’ipotesi più plausibile è quella che associa il fenomeno al cambiamento climatico. Non si hanno ancora studi scientifici e dunque, si possono solo avanzare delle teorie.
Su di lei girano però, molte false notizie, è bene chiarire che la Vespa orientalis non ha maggior capacità di puntura rispetto al calabrone e non è più aggressiva di altre specie di vespe, ma certamente più frenetica e rapida nei movimenti e molto attiva nelle ore più calde delle giornate torride.
«Nella realtà non c’è un allarme, è più giornalistico ed ha creato scompiglio nelle persone. C’è un fatto degno di nota: ci siamo accorti negli ultimi anni che questa specie, che fino a qualche anno fa aveva un’area di distribuzione che arrivava al massimo fino alla Campania meridionale, sta allargando la propria area di presenza verso nord anche a causa del riscaldamento del clima. Questo potrebbe essere uno degli ulteriori impatti dei cambiamenti climatici» afferma Andrea Monaco, zoologo Ispra.
Ma com’è l’organizzazione della sua famiglia?
In Europa, sono state segnalate quattro specie di Vespa: Vespa crabro (il comune calabrone), Vespa orientalis (riconoscibile per la sua vistosa banda giallo-chiara sull’addome), Vespa bicolor (segnalata solo in poche stazioni della Spagna meridionale), e Vespa velutina (diffusa in Francia meridionale e Italia nord-occidentale a sud fino alla Toscana settentrionale).
Le specie del genere Vespa e affini vivono in colonie composte da una femmina fertile e fecondata, la regina, e un numero variabile a seconda delle specie di femmine sterili, o meglio le operaie; queste specie costruiscono nidi, anche molto voluminosi, che gli permettono di passare lì la notte e nei quali accudiscono e nutrono le larve. Verso fine stagione, vengono prodotti sia le nuove regine sia i maschi, quest’ultimi dopo l’accoppiamento muoiono.
Le colonie hanno una durata annuale, infatti, in autunno anche la vecchia regina e le operaie cessano di vivere.
Le nuove regine fecondate invece, svernano al riparo e inizieranno a costruire la propria colonia solo nella primavera successiva, con un numero di individui variabile da specie a specie. Generalmente, vengono prodotte 2-3000 operaie per stagione, ognuna vive per circa 1 mese.
La specie occasionalmente può vivere a stretto contatto con l’uomo e costruire dei nidi in sottotetti, intercapedini, giardini, in campagna o in città; ecco spiegata l’attrazione per i contesti urbanizzati.
Quali sono i rischi per l’uomo?
In generale le vespe (e imenotteri affini) non gironzolano in stormi con l’obiettivo di aggredire qualcuno.
«La Vespa orientalis ha la stessa pericolosità del Calabrone europeo con cui conviviamo da sempre. Non è una specie aggressiva ma può attaccare quando si sente minacciata, in particolare quando percepisce una minaccia in prossimità del nido. Il consiglio che diamo nel caso in cui venga individuato un nido vicino casa, per esempio, è di non intervenire da soli perché quella è una situazione ad elevato rischio di punture multiple. Diversamente, se l’animale entra in casa, il consiglio è: spegnere la luce e lasciare le finestre aperte; se ci agitiamo e cerchiamo di scacciarlo allora c’è il rischio di una reazione da parte dell’insetto» spiega il dott. Monaco.
Dunque, l’unica circostanza che rende questi animali pericolosi è avvicinarsi troppo a un loro nido, perché le operaie di tutti gli imenotteri sociali difendono attivamente il nido e la covata, proprio come faremmo noi con il nostro bimbo.
L’effetto del loro veleno varia a seconda della risposta individuale al mix di sostanze inoculate, di cui fanno parte diverse proteine potenzialmente allergeniche. C’è chi sviluppa semplicemente un ponfo e chi invece, finisce in shock anafilattico, difficile saperlo prima ancora di esser punti. È buona norma, quindi, stare lontani dai nidi o rimuoverli in caso di necessità.
Nel caso si incontri un esemplare o un intero nido, vale il consiglio di evitare il fai da te e di procedere con una richiesta di intervento ad aziende specializzate o, nei casi in cui ci sia un pericolo diretto per le persone, ai vigili del fuoco.
Un potenziale pericolo per l’apicoltura
La sua presenza potrebbe rivelarsi un problema, invece, per l’apicoltura in quanto questo insetto si nutre anche di api, creando un danno più economico che non all’habitat. Bisogna inoltre specificare che, anche gli stessi vespidi talvolta sono impollinatori.
È importante tenere monitorata la situazione, perché non è facile ad oggi fare una previsione sugli impatti a medio e lungo termine, specialmente se le condizioni ambientali favoriranno la diffusione di questi insetti, in concomitanza con la progressiva sparizione di tanti altri.