Ambita preda per la pesca sportiva, più per le dimensioni che raggiunge e la sua combattività che per le sue carni, la carpa è uno dei pesci d’acqua dolce più diffusi.
Questo pesce, così ben distribuito e adattato a vari ambienti lacustri e fluviali, in realtà è originario dei bacini idrici dell’Europa centro-orientale e dell’Asia centro-occidentale, dove ancora vivono quei pochi nuclei di popolazioni originari di questo pesce che non sono ancora entrati in contatto con le varietà allevare in cattività.
Dall’Est, per mano dell’uomo, la carpa è stata introdotta in altre parti d’Europa, Italia compresa, e del mondo come Africa, Australia e Americhe.
Detto ciò è chiaro che abbiamo di fronte una specie alloctona introdotta al di fuori del suo comune areale di distribuzione.
Questione di definizioni
Ma la legislazione che riguarda l’immissione di specie faunistiche dell’ISPRA la pensa diversamente: secondo tale legislazione la carpa rientrerebbe tra le specie parautoctone, ossia quelle specie animali o vegetali che, pur non essendo originarie del territorio Italiano, vi siano giunte, per intervento diretto intenzionale o involontario dell’uomo, e quindi naturalizzate in un periodo storico antico (anteriormente al 1500 DC); infatti il suo arrivo nel nostro territorio viene fatto risalire all’epoca romana.
Di conseguenza si è deciso che questo pesce rientra in tutte le normative di tutela di cui godono le specie autoctone a tutti gli effetti, specie naturalmente presenti sul territorio nazionale o su parte di esso, nel quale si siano originate o vi siano giunte senza l’intervento diretto (intenzionale o accidentale) dell’uomo.
Gli effetti sull’ecosistema
Che si tratti di specie parautoctona o alloctona, la carpa ha avuto in passato, molto probabilmente, un impatto sui nostri ecosistemi, come avviene di norma quando una specie estranea colonizza un ambiente nuovo.
Esperimenti fatti nei laghi spagnoli di Zoñar e Medina dimostrano come la presenza di questo pesce influisca sulle popolazioni locali di molte specie di uccelli che si nutrono di piante acquatiche.
I dati raccolti mostrano che dopo l’introduzione della carpa in tali bacini idrici le popolazioni di folaga (Fulica atra), moriglione (Aythya ferina) e gobbo rugginoso (Oxyura leucocephala) e altre specie di uccelli acquatici tendevano a diminuire.
Ma una volta rimosse le carpe le popolazioni di quelle specie tornavano a prosperare.
Il motivo sta nel fatto che la presenza massiccia di questo pesce diminuisce la quantità del loro nutrimento principale, le macrofite, ovvero tutta la componente vegetale degli ecosistemi fluviali visibile a occhio nudo.
Nonostante non siano stati ancora effettuati studi analoghi in Italia (a causa dell’impatto economico che avrebbe la rimozione di tale pesce per la pesca sportiva e non), non è da escludere che anche qui la carpa possa influire negativamente sulla presenza di specie autoctone a tutti gli effetti.