Nel 18° secolo l’Europa venne flagellata dalla peste bovina (nome originale tedesco Rinderpest), malattia infettiva virale dei ruminanti, contagiosa e a forte mortalità, causata da un virus simile a quello del morbillo umano. È stata una delle malattie più temute nella storia dell’umanità.
Ricorda Keith Hamilton, Direttore esecutivo del College of Veterinary Medicine alla Kansas State University’s College: “Con la morte di mandrie intere, la popolazione perdeva carne, latte, e il lavoro degli animali per la coltivazione dei campi”.
Nel 1950 è arrivata finalmente la risposta della scienza, con un vaccino efficace e con uno sforzo massiccio e coordinato per debellare la Rinderpest.
L’ultima epidemia di peste bovina è stata registrata in Kenya nel 2001. Nel 2011 le Nazioni Unite hanno dichiarato l’eradicazione della malattia. Si tratta della seconda malattia di origine virale nella storia a essere debellata. L’altra è il vaiolo.
Ma il virus è ancora vivo
Secondo la World Organization for Animal Health (OIE), almeno 27 istituti scientifici, che negli anni hanno studiato la malattia o hanno sviluppato il vaccino, conservano ancora oggi campioni viventi del virus. Secondo l’OIE il virus viene conservato in troppi posti e insicuri: sull’ultimo numero della pubblicazione “Emerging Infectious Diseases” hanno paventato il pericolo che qualcuno possa per errore (o, peggio, con intenti criminali) rilasciare il virus nell’ambiente.
L’organizzazione sta cercando di convincere i centri di ricerca a distruggere questi campioni. Hamilton dice che “È nel loro interesse farlo, perché è una grande responsabilità. Se il virus dovesse sfuggire, le conseguenze sarebbero gravi e provocherebbero grande imbarazzo alla struttura”.
La Food and Agriculture Organization delle nazioni Unite ha indicato solo 5 centri di ricerca autorizzati a conservare i campioni del virus.
riproduzione consentita con link a originale e citazione fonte: rivistanatura.com