In situazioni normali il ghiaccio nel Mare Artico raggiunge il suo massimo durante i mesi invernali, ma quest’anno ha toccato uno dei livelli più bassi mai registrati. Secondo gli osservatori della NASA, il fatto che la copertura di ghiaccio sia vicina al record negativo potrà avere un impatto dannoso sul clima di tutto il Pianeta.
Ogni anno a marzo il ghiaccio del Mare Artico raggiunge la sua massima estensione, sia come superficie sia come spessore. In settembre, invece, tocca il livello minimo. Secondo lo scienziato della NASA Walt Meier “Lo scorso inverno è stato estremamente mite. Le temperature sono rimaste mediamente di 5,5-8,3 °C superiori alla media del periodo. Le conseguenze si riflettono nella bassissima copertura di ghiaccio”.
La NASA ha cominciato a monitorare il ghiaccio artico dalla fine degli anni ’70. Lo scorso è stato il 4° inverno meno freddo registrato nel periodo di osservazione e l’attuale superficie dei ghiacci è la minore osservata negli ultimi 40 anni. Sebbene l’estensione dei ghiacci del Mare Artico sia variabile di anno in anno, i ricercatori della NASA hanno rilevato nel tempo un preoccupante trend negativo. Per rendere l’idea del “ghiaccio mancante”, la superficie persa in inverno è pari a due volte l’estensione del Texas. E durante l’estate anche del doppio. Ancora peggio se si considera la massa del ghiaccio: la sua riduzione in spessore, infatti, significa che la perdita totale di volume è stata del 50% rispetto agli inizi delle osservazioni negli anni ’70.
Non solo. Il ghiaccio riflette l’80% dei raggi solari. In sua mancanza, questi vengono assorbiti dall’Oceano, che si riscalda ulteriormente. Questo evento climatico va a modificare il gradiente termico con le latitudini più basse influendo su fenomeni come le correnti a getto, la rotta delle perturbazioni e modificando il trend generale del clima nel Pianeta.
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