La stagione venatoria si è appena conclusa. Tra proroghe alle doppiette, morti e feriti il quadro è drammatico.
«È un bilancio in negativo – ha spiegato il WWF –. La situazione è stata aggravata su più fronti: le condizioni climatiche, i drammatici incendi della scorsa estate e l’incremento del bracconaggio anche su specie protette. Si aggiungono poi il numero dei morti per caccia e i provvedimenti delle Regioni, che sono sempre a vantaggio dei cacciatori e contro la tutela di animali, natura e normative comunitarie».
25 morti e 58 feriti
Dal punto di vista dei morti, la stagione 2017 ha fatto registrare 25 decessi e 58 feriti, molti di questi cittadini del tutto estranei all’attività venatoria e rimasti colpiti per puro caso. Un numero che, seppure alto, è inferiore a quello della stagione precedente: nel 2016 hanno perso la vita 31 persone e 48 sono rimaste ferite.
Il muro delle Regioni
La stagione appena conclusa è stata caratterizzata anche dalle proroghe concesse da alcune Regioni. «Invece di rinviare ad ottobre l’avvio della caccia per dare una tregua e consentire di riprendersi agli animali selvatici stremati dal caldo estremo, dagli estesi incendi e dalla stagione siccitosa, tutte le Regioni ad eccezione dell’Abruzzo hanno anticipato la stagione venatoria – ha aggiunto l’associazione – Ma non solo: nei mesi di dicembre 2017 e gennaio 2018 sono proliferate normative regionali non conformi alla legge quadro sulla caccia (Legge 157/1992). Inoltre, molte Regioni hanno sovvenzionato con fondi l’attività venatoria, come nel caso delle Marche».
La piaga del bracconaggio
Anche le specie protette sono cadute sotto i colpi dei fucili. «E proprio sul bracconaggio si sono registrate le notizie peggiori – continua il WWF –. Questo è stato un anno caratterizzato da parecchie uccisioni di specie protette, detenzione illegali o gravi maltrattamenti ai danni di animali selvatici. Tra i casi più gravi c’è quello del lupo decapitato vicino Pesaro, dei due lupi uccisi e esposti sulla strada a Radicofani (SI) e di quello ucciso e lasciato come trofeo a una fermata del bus vicino Rimini. Inoltre, si segnala il ferimento di un’aquila reale in un Parco regionale vicino a Fabriano (AN), di un’aquila del Bonelli in Sicilia e di un falco pescatore vicino Todi (PG). Ma non solo: i bracconieri hanno anche ucciso un cervo sardo, specie particolarmente protetta. Tutti reati rispetto ai quali, grazie al sostegno volontario di decine di avvocati, il WWF ha presentato denunce e esposti, costituendosi come parte civile nei procedimenti penali».
Il prezioso supporto di Carabinieri e volontari
Secondo il WWF, l’unico elemento positivo è la costante diminuzione del numero dei cacciatori da qualche anno a questa parte. «E poi c’è il prezioso supporto dei Carabinieri Forestali che, congiuntamente alle guardie volontarie del WWF hanno dato il proprio contributo con migliaia di chilometri percorsi e centinaia di ore spese per assicurare la legalità e controllare il territorio. A loro va un grande grazie da parte dell’associazione».
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