Il 31 gennaio le doppiette dei cacciatori hanno smesso di sparare. Quella appena conclusa è stata una stagione di caccia particolarmente dibattuta, tra incidenti che hanno fatto registrate 16 vittime e i ricorsi delle associazioni conto le proroghe ai calendari venatori avanzate dalle regioni.
I ricorsi
Ben 12 calendari venatori sono stati impugnati davanti ai Tribunali amministrativi regionali. Tra questi ci sono quelli di Abruzzo, Campania, Liguria, Lazio, Marche, Sardegna, Sicilia, Toscana, Umbria e Provincia autonoma di Trento.
In oltre il 90 per cento dei casi il giudice di primo o di secondo grado ha accolto le tesi delle associazioni ambientaliste.
«Molte regioni hanno approvato nel 2018 leggi regionali palesemente non conformi alle regole nazionali ed europee – spiega il WWF –. Quella che si appena conclusa è stata una stagione record per ciò che riguarda i tentativi di deregulation venatoria messi in atto da amministratori e politici delle regioni italiane che, da settembre a gennaio, hanno fatto a gara per favorire i 570.000 cacciatori italiani».
Le specie a rischio
Nel mirino dei cacciatori sono finite anche specie la cui popolazione è in forte sofferenza. «Diverse specie di uccelli in cattivo stato di conservazione, e in alcuni casi a rischio globale, sono state oggetto di una lunga stagione di abbattimenti, con pochissime accortezze assunte dalle regioni. Un fatto che tradisce la deriva filovenatoria, non più accettabile, di chi amministra la materia in Italia», spiega la Lipu che aggiunge come si siano registrati casi di abbattimenti di esemplari di coturnice, tortora selvatica, pavoncella, tordo sassello e moriglione, che la Lista Rossa dell’Iucn classifica come “in pericolo”.
«Nemmeno l’allodola e la pernice bianca hanno avuto sorte migliore: due specie che soffrono di una profonda crisi dei rispettivi habitat ma sulle quali insiste tuttora una pressione venatoria insostenibile che ne aggrava la condizione di sofferenza», conclude la Lipu.
Le morti
Non da ultimo c’è l’alto prezzo di sangue pagato durante la stagione di caccia. Dal 1 settembre al 31 dicembre 2018 l’Associazione Vittime della Caccia ha contato ben 65 incidenti per un totale di 16 morti e 49 feriti tra cui anche due bambini. In molti casi, le vittime degli incidenti erano persone del tutto estranee all’attività venatoria.
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