Il Consiglio agricoltura della Commissione UE ha deciso che per combattere il diffondersi della malattia degli ulivi, causata dal batterio Xylella fastidiosa, è necessario abbattere tutte le piante infette nel Salento. La Commissione Ue si è dichiarata “profondamente preoccupata” per il diffondersi della malattia. Migliaia di ulivi saranno abbattuti nei prossimi due mesi, cambiando anche l’aspetto paesaggistico del Salento, in una fascia lunga 50 chilometri e profonda 15: una ferita deturpante tra le province di Lecce, Brindisi e Taranto. In caso d’inadempienza verrà avviata una procedura di infrazione comunitaria.
Ma i produttori salentini si mobilitano contro questo piano: “Qui eradicare non serve a nulla, bisogna convivere con la malattia”. Secondo Kristos Xiloyannis, professore ordinario dell’ateneo lucano ed esperto di agricoltura sostenibile “L’esperienza in tutte le altre parti del mondo ci insegna che, di fronte a batteri come questo, l’abbattimento delle piante è inutile. Nel Lazio, dopo aver distrutto mille ettari di kiwi, ci si è fermati perché si è capito che era tutto superfluo”.
Polemiche e retroscena
Nel frattempo circolano sulla stampa anche ipotesi dolose a riguardo dell’epidemia degli ulivi. E la Procura di Lecce indaga. L’infestazione che falcidia il Salento potrebbe essere stata importata dal Brasile o dalla Costa Rica con l’importazione illegale di piante ornamentali. Gian Carlo Caselli, ex procuratore capo di Torino e presidente del comitato scientifico dell’Osservatorio sulla criminalità nell’agricoltura, ha dedicato il primo capitolo del “Rapporto sulle agromafie” proprio alla vicenda dell’epidemia di Xylella fastidiosa: “Nessuna ipotesi si può trascurare, almeno fino a quando non verranno concluse le indagini”.
La magistratura non trascura nulla. Neppure la pista che porta all’Istituto agronomico mediterraneo di Bari dove, nell’ottobre 2010, per la prima volta furono introdotti in Italia campioni da analizzare del batterio.
di Luca Serafini
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