Il prossimo 27 settembre, tutta la filiera del florovivaismo nazionale – supportata dal sostegno di ricercatori e professionisti – si riunirà a Roma, presso la Sala Regina di Montecitorio, per rilanciare l’invito ad approvare entro l’anno una misura di detraibilità fiscale a favore dei lavori a verde nei giardini privati.
Sarà una sorta di ultima chiamata. Altri tentativi sono già stati compiuti nei due anni passati, invano. In Italia sono stati concessi bonus per interventi edilizi di ogni genere, compresi la realizzazione di servizi igienici, muri di cinta e cancellate, riparazione di grondaie e tinteggiatura dei soffitti, o per l’acquisto di sedie, comodini e materassi. Ma non si riesce a trovare la copertura finanziaria per un bonus volto a agevolare la creazione di nuovi giardini e l’acquisto di piante. Per il verde non ci sono soldi, proprio come per gli zerbini, esclusi dall’agevolazione fiscale insieme a pochi altri complemento di arredo.
Eppure sono ormai evidenti a tutti i benefici ambientali e sociali che scaturirebbero dall’avere città, quartieri e case più ricche di piante e giardini. Ne abbiamo bisogno per riqualificare i luoghi in cui viviamo e lavoriamo, per mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici, per favorire l’assorbimento degli inquinanti atmosferici e più in generale per migliorare la qualità della vita di noi tutti.
Gli operatori del florovivaismo continuano a fare luce – prima ancora che sulle necessità e le difficoltà del settore – su tutti questi aspetti, con un lavoro paziente e meticoloso. Tra qualche giorno, dunque, rivolgeranno un ultimo appello al Governo e al Parlamento affinché l’agognato bonus sia finalmente approvato. Lo faranno ancora una volta senza alzare la voce o minacciare ritorsioni, ma portando all’attenzione dei politici e di tutta la collettività le ragioni per cui abbiamo bisogno di più verde. Quello vero, fatto di alberi, fiori, prati.
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