Pare che dal prossimo mese di maggio almeno una parte di Expo Milano 2015 sarà rianimata grazie a un programma di concerti, maxi schermi per seguire le finali di Champions, l’apertura di campi di calcetto e di basket, una zona balneare con giochi acquatici e sabbia, una percorso dedicato allo street food. E, udite, udite, sarà riacceso anche l’Albero della Vita. Si chiude così il cerchio, conclamando il ruolo di questo sito: un’immensa area attrezzata per ospitare attività ludiche e ricreative.
Niente di male, per carità. Nella grigia e frenetica Milano c’è sempre voglia di divertirsi e fare festa. Il problema è che non c’era bisogno di scomodare mezzo mondo ed evocare questioni come la nutrizione e il destino del Pianeta per fare spazio a un luna park, seppure gigantesco.
La distanza fra la narrazione di Expo e ciò che è realmente accaduto e sta ancora per accadere è abissale. E nella distanza si infilano le bugie e i guai finanziari. La Carta di Milano sarebbe dovuta essere la ricetta magica per risolvere il problema del diritto al cibo. Non serve aggiungere altro.
Oltre all’eredità materiale di un villaggio di grandi dimensioni, Expo Milano 2015 ci ha consegnato un lascito immateriale: nel Paese dei Balocchi non si può che essere felici. Perché il mondo è bello, basta non farsi domande.
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