Nel mondo è in corso da molti anni una silenziosa lotta per il controllo delle risorse alimentari ed in particolare dei semi delle principali specie di interesse agricolo.
Infatti, come già ricordato su queste pagine, il mercato mondiale delle sementi è nelle mani di 10 grosse aziende che ne detengono il monopolio, cercando in tutti modi e con forti pressioni politiche e commerciali di condizionare la libertà dei contadini di seminare quello che vogliono.
L’omologazione delle sementi in particolari registri e la possibilità di acquistarli solo da rivenditori ufficiali autorizzati, l’uso di OGM o di sementi che richiedono l’utilizzo indispensabile di prodotti chimici per crescere, addirittura l’impiego di brevetti sui semi che quindi diventano “proprietà privata”, sono solo alcune delle principali strategie che stanno cercando di limitare la libertà di coltivazione. Tra l’altro molte di queste multinazionali sementiere detengono anche il monopolio sui pesticidi, oltre ad avere in alcuni casi “strette parentele” con industrie farmaceutiche che si occupano di salute umana, in una rete perversa di controllo globale del “nostro bene”.
Un grave esempio di come anche buona parte della politica sia asservita a questa logica è la sentenza del 12 luglio 2012 della Corte di Giustizia della UE, che ha confermato il divieto di commercializzare le sementi delle varietà tradizionali e diversificate che non sono iscritte nel catalogo ufficiale europeo, sulla base di una Direttiva del 1998 . Addirittura sono in corso concreti tentativi, sempre a livello comunitario, per rendere fuorilegge le coltivazioni di ortaggi ad uso proprio (ovvero gli orti)!
Per fortuna sono molti coloro che si stanno battendo contro queste dissennate tendenze e non solo sul piano legislativo ma anche sul campo. Ad esempio l’insieme di associazioni no profit, organizzazioni di agricoltori e singoli contadini che costituiscono l’eterogenea rete dei “seed saver”, i salvatori di semi, che opera ormai a livello planetario.
In Italia in questo senso agiscono dal 1996 l’Associazione Civiltà Contadina e dal 2004 Cultura Contadina, le cui azioni principali sono quelle di recuperare e conservare in purezza antiche varietà di piante, ortaggi, animali, ma anche di promuovere la conoscenza di tecniche colturali e culturali ecocompatibili , spesso frutto di antiche tradizioni. Il tutto con un’estrema attenzione al consumo idrico ed al rispetto dell’acqua.
Anche il Gruppo Coltivare Condividendo sta portando avanti azioni simili, con una mostra itinerante delle sementi antiche , mantenendo viva l’antica pratica dello scambio dei semi, affidando quelli più antichi ai cosiddetti “custodi della biodiversità” e stimolando l’auto produzione, la consapevolezza ed impedendo così l’estinzione di molte varietà.
Sono poi tantissime le fiere o le realtà locali che hanno fatto dello scambio delle sementi il loro cavallo di battaglia. Per tutte citiamo quella del “Mandillo dei semi” di Ronco Scrivia (GE) nata proprio come risposta alla direttiva UE del 1998 e dove si possono raccogliere testimonianze come quelle dell’agricoltore Roberto Pisani: “Io ho portato un mais ottofile tortonese che avevo avuto da un anziano del paese e quando nel 2003 è arrivata quella pazzesca siccità è stata una delle poche varietà a resistere. Nella campagna ingiallita si vedeva una sola macchia verde.. e qualcuno è arrivato a chiedermi se non fosse una varietà transgenica!”.
E invece è solo la biodiversità della natura, dove si possono ancora trovare tante soluzioni ai problemi ambientali del nostro tempo.
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