Le tracce trovate sul corpo del lupo rinvenuto a Roveré Veronese, in Lessinia, sono inequivocabili: l’animale è stato ucciso dai colpi di un’arma da fuoco.
Troppo evidenti le ferite per non parlare di bracconaggio; dalle prime indagini condotte risulterebbe che a uccidere il lupo siano stati i colpi di un fucile da caccia caricato a pallettoni.
«Si tratta di un dettaglio di non poco conto – commenta Massimo Vitturi, responsabile LAV Animali Selvatici che spiega: «Se davvero, come risulta dalle prime indiscrezioni, il lupo fosse stato ucciso con un comune fucile, questo comporterebbe maggiori difficoltà nel rintracciare l’autore di questo gesto ignobile, in quanto, a differenza di una carabina a canna rigata, l’analisi del proiettile esploso da questo tipo di arma non consente di risalire a chi lo ha sparato».
Punire i colpevoli
Dopo i rilievi dei Carabinieri giunti sul luogo del ritrovamento a seguito della segnalazione di un agricoltore, il cadavere dell’animale è stato trasportato all’Istituto Zooprofilattico di Verona per le analisi necroscopiche.
«Faremo tutto il possibile per assicurare i responsabili alla giustizia, ricompensando chi fornirà indicazioni utili alle indagini – ha aggiunto Vitturi -. Inoltre, rivolgiamo un appello al Sindaco, affinché fornisca un contributo attivo alla ricerca dei colpevoli di questo atto efferato, non macchiandosi di complicità nell’avallare le istanze di chi vorrebbe giustificare atti di bracconaggio con inconsistenti allarmismi».
L’urgenza di un piano nazionale
Intanto, si riaccende il dibattito sulla necessità dell’approvazione in tempi stretti di un piano nazionale per la tutela del lupo.
«Ora più che mai l’approvazione del Piano Lupo, ovviamente senza la parte che riguarda gli abbattimenti, è urgente e necessaria – ha concluso la Lav – Ci auguriamo che il nuovo Ministro dell’Ambiente possa operare positivamente in tal senso al fine di proteggere il lupo collaborando con le Regioni».
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