Tanti anni fa, sfogliando una rivista, m’imbattei in un articolo che illustrava le città fantasma del Lazio, tra le quali Monterano. Sebbene io non abbia molto in comune con un pittore romantico del 1700, sono stato sempre affascinato dalle antiche rovine immerse nel verde, oggi parte di un’Area protetta regionale.
L’antica Monterano si trova nel Lazio nord occidentale, nel Comune di Canale Monterano, a circa 55 km da Roma. Quando ci andai per la prima volta, non fu per niente facile individuarla, ma alla fine, percorrendo una stradina sterrata, la raggiunsi e ne rimasi incantato.
Oggi Monterano ha raggiunto una discreta notorietà. In buona parte grazie a Mario Monicelli, che la scelse nel 1981 come set per alcune scene nel suo film Il Marchese del Grillo.
Qualche anno dopo fu istituita la Riserva naturale regionale Monterano, l’area intorno alle rovine bonificata e ciò che restava degli antichi monumenti restaurato e posto in sicurezza. Nonostante ciò, il fascino del luogo è rimasto inalterato.
La storia del borgo
La presenza dell’uomo a Monterano risale all’età del Bronzo (XI secolo a.C.). Poi, a partire dal VII secolo a.C. fu abitata dagli Etruschi, come testimonia il ritrovamento di varie tombe.
Dal 390 a.C. Monterano entrò a far parte della sfera romana. Infatti, tracce di un mausoleo romano e le sepolture scavate nella parete tufacea ci dicono che sopravvisse come piccolo borgo per tutta l’età romana. Con la caduta dell’Impero romano d’Occidente, Monterano passò sotto il controllo di Bisanzio ed essendo in una posizione ben difendibile, divenne sede vescovile tra il VI e il VII secolo d.C. ed entrò nel Patrimonio di San Pietro, primo nucleo dello Stato Pontificio.
Con il trascorrere dei secoli divenne un feudo che passò tra le mani di potenti famiglie: gli Anguillara, i Colonna, i Della Rovere, i Cybo. Nel settembre del 1492 Gentile Virginio Orsini, acquistò da Franceschetto Cybo il Castello di Monterano e i suoi terreni e l’anno successivo li concesse al figlio Carlo Orsini. Nell’ottobre del 1671 il feudo entrò nelle proprietà della famiglia Altieri grazie all’acquisto da parte di Papa Clemente X (al secolo Emilio Altieri). Questa famiglia si adoperò per abbellire il territorio del Ducato di Monterano e migliorare le condizioni di vita degli abitanti.
Negli anni successivi al 1671 fu realizzato il maestoso acquedotto a due ordini di arcate, ancora in parte esistente e e venne edificata la chiesa di San Bonaventura, con annesso convento, sorta sulla parte inferiore del pianoro sommitale.
A partire dal XVIII secolo gli Altieri trascurarono il feudo di Monterano, che veniva sfruttato principalmente per l’estrazione dello zolfo dalle sottostanti miniere.
Forse anche a causa della malaria, iniziò un graduale spopolamento del borgo. Nel febbraio del 1798 le truppe francesi entrarono a Roma, mettendo provvisoriamente fine al potere temporale del Papa e instaurando la Repubblica romana, che mantennero in piedi mediante l’occupazione militare del territorio fino al settembre del 1799.
Conseguentemente gli abitanti rimasti a Monterano furono allontanati e spinti a rifugiarsi nel vicino sito di Canale, da cui si sviluppò l’attuale comune di Canale Monterano.
I monumenti
Le rovine della città di Monterano non possono competere con le opere memorabili che ci strizzano l’occhiolino da ogni angolo del nostro Bel Paese. Tuttavia, il contesto in cui si trovano dona loro una certa spettacolarità e unicità, immerse, come sono, in una Natura esuberante, a tratti quasi selvaggia.
Oltre alle imponenti arcate dell’acquedotto, domina la scena, con la sua altezza, la facciata del cosiddetto Castello Orsini-Altieri.
Meno visibile è quello che resta della cinta muraria della città. Dell’antica cattedrale di Santa Maria Assunta, sorta nel XII secolo sui resti di una omonima cattedrale precedente, rimane in piedi soltanto il campanile.
Nel 1672 s’intrapresero i lavori per trasformare il Castello rinascimentale in una dimora signorile. Da principio si cimentò, in questo lavoro, l’architetto Carlo Fontana, sostituito dal 1679, per volere del principe Altieri, da Gian Lorenzo Bernini. A lui si deve il rifacimento della facciata principale con il raccordo a un loggiato a sei arcate delle due torri già esistenti: quella a sinistra, quadrata e medioevale, e quella di destra, circolare e quattrocentesca.
Nelle adiacenze del Castello si trova anche quel che resta della chiesa di San Rocco. Risalente al XV secolo, a una sola navata, conserva l’abside e l’altare.
La chiesa di San Bonaventura
Pochi passi attraverso la vegetazione e si giunge a un’ampia radura dove fa bella mostra di sé la chiesa di San Bonaventura con l’annesso convento. Si tratta del monumento più evocativo e rappresentativo dell’antica Monterano. La Chiesa è stata costruita tra il 1677 e 1679 per volere della famiglia Altieri. La sua elegante architettura deriva da un progetto di Gian Lorenzo Bernini e fu innalzata al di fuori del borgo, in asse con la porta di San Bonaventura. La chiesa è a navata unica con due cappelle laterali; la cupola e i due campanili, che inquadravano la facciata, non esistono più. Alle spalle della chiesa si apriva un grande chiostro a tre lati su cui affacciavano le celle del convento. Anche del chiostro non rimane quasi niente. Nel prato antistante la facciata, da qualche anno, è stata posta una fontana ottagonale in pietra, copia di quella originale disegnata da Bernini. Così come è stata posta una copia della statua di un leone sulle rocce da cui s’innalza la facciata del Castello. Gli originali si trovano a Canale Monterano.
I resti dell’antica Monterano meritano assolutamente una visita. Azzardo che, anche in questo cupo periodo di pandemia, sia possibile accedervi: non si tratta di un museo, non esiste recinzione, non è richiesto un biglietto d’ingresso, questi ruderi si trovano in mezzo alla natura in un luogo privo di abitazioni e in completa solitudine.
La riserva naturale
L’Area protetta, istituita nel 1988, tutela uno dei più rappresentativi e intatti angoli della Tuscia Romana, tra i Monti della Tolfa e i Monti Sabatini. Il paesaggio è caratterizzato da boschi collinari, forre vulcaniche dalla tipica vegetazione, prato-pascoli e dall’attraversamento di un corso d’acqua, il Fiume Mignone, incluso nei Siti di Interesse Comunitario. La Riserva Naturale Regionale Monterano comprende anche i resti dell’antica Monterano.
Con l’ampliamento dei suoi confini nel 1993, la riserva oggi copre più di 1.000 ettari. Dall’anno 1995 il Comune di Canale Monterano ha deciso di promuovere una campagna di restauri delle antiche rovine.