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Natura
Animali, piante e habitat
TORRENTI GLACIALI ALPINI

A rischio biodiversità e riserve d’acqua

A rischio biodiversità e riserve d’acqua
© Muse - Museo delle Scienze di Trento

Luca Serafini Luca Serafini 4 Gen 2018

Il clima in tutto il mondo sta cambiando e i ghiacciai, che coprono circa il 10% della superficie della Terra, stanno scomparendo con effetti a cascata sugli ecosistemi a valle, fino al mare. Non solo, si sta registrando un’accelerazione nella velocità con cui si ritirano, che non lascia a piante e animali selvatici alpini neppure il tempo per adattarsi ai cambiamenti. Quali sono gli effetti del ritiro dei ghiacciai sulla biodiversità e sulle riserve d’acqua? Qual è il destino delle specie animali che popolano le acque dei torrenti glaciali?

Per dare una risposta a questi interrogativi, la dottoressa Valeria Lencioni, ricercatrice idrobiologia del Muse – Museo delle Scienze di Trento, ha partecipato a una ricerca internazionale pubblicata sulla rivista Nature Ecology and Evolution sul tema “Cambiamenti climatici e Biodiversità”. La ricerca descrive come le comunità animali dei torrenti glaciali stanno cambiando e consente di fare delle previsioni sugli effetti a medio-lungo termine dei cambiamenti climatici sulla biodiversità dei fiumi e sulla disponibilità futura di “servizi ecosistemici” associati alle acque di fusione glaciale.

© Muse – Museo delle Scienze di Trento

Una sostituzione di specie

Nei torrenti glaciali si assiste alla fuga verso monte, come a inseguire i ghiacciai che arretrano, delle specie “criali”, cioè quelle che vivono nelle prime centinaia di metri di un torrente glaciale. Queste specie stanno scomparendo laddove i ghiacciai sono ridotti a pochi ettari e il torrente glaciale ha perso le sue caratteristiche estreme: acque gelide, torbide e turbolente. Queste specie svolgono una “funzione” che, quando viene a mancare, cambia la capacità di autodepurazione del fiume e la struttura della rete alimentare.

Dal fondovalle, invece, risalgono specie adatte a vivere in acque più calde e lente, che trovano ora condizioni di vita diventate per loro ideali anche a quote molto elevate (sopra i 2000-2500 m). Arrivano specie con ciclo vitale più breve (e che non fanno la metamorfosi) e onnivore (da trituratori di foglie, a filtratori e carnivori predatori).

 

Perdita di servizi ecosistemici

Cambiando gli “abitanti” dei torrenti, cambiano anche la capacità di autodepurazione del fiume e la struttura della rete trofica, al cui apice ci sono i pesci, gli uccelli acquatici e l’uomo.

Il ritiro dei ghiacciai sta comportando la perdita di “servizi ecosistemici” di vario tipo:

– produttivo (ridotta fornitura di acqua per l’irrigazione, per la produzione di energia idroelettrica e per uso potabile);

– culturale (perdita di bellezze naturali);

– regolativo (perdita della capacità di diluizione di inquinanti di varia origine, presenti anche in quota).

La ricerca del Muse – Museo delle Scienze di Trento mette in evidenza che si stanno verificando dei cambiamenti anche nella struttura e caratteristiche funzionali delle comunità animali che popolano i fiumi alimentati dalle acque di fusione glaciale e che sta peggiorando la portata dei fiumi, la temperatura e la torbidità delle acque.

Con la fusione di strati di ghiaccio antichi, si liberano nelle acque sostanze che erano rimaste intrappolate nei ghiacci, dove erano state trasportate dai venti, tra cui pesticidi, elementi radioattivi e metalli di reperti bellici rimasti sepolti sotto neve e ghiaccio.

 

La situazione in Trentino

 

In Trentino la temperatura è cresciuta di circa un grado negli ultimi 30 anni, due gradi se si prende come riferimento il periodo preindustriale (1850-1899). Oggi l’estensione glaciale è di 32 km2, il 28% di quella presente nel massimo della Piccola età glaciale. Il Trentino e le Alpi italiane in generale sono un ottimo caso studio, perché ospitano molti ghiacciai piccoli che nel giro di pochi anni probabilmente spariranno. Inserire questi siti in una banca dati mondiale diventa strategico per la costruzione di modelli previsionali a breve-medio termine.

Gli studi condotti in Trentino in sei sistemi glaciali in Adamello – Presanella e nell’Ortles-Cevedale hanno consentito di isolare 4 specie indicatrici di “glacialità”: si trovano solo dove la copertura glaciale è superiore al 30% del bacino e la temperatura dell’acqua massima rimane sotto i 6 °C. Nei siti dove queste condizioni non sono più soddisfatte, una o più di queste specie sono già scomparse. La prima a soffrire, in Trentino, è la Diamesa steinboecki, nota come “moscerino del ghiaccio”, che non è più presente in tratti del torrente glaciale Conca sul Carè Alto, dove una ventina d’anni fa invece abbondava.

© riproduzione riservata
riproduzione consentita con link a originale e citazione fonte: rivistanatura.com
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