L’abete rosso (Picea abies), conifera sempreverde che può raggiungere oltre i 60 metri di altezza, è l’albero di Natale per eccellenza. Il suo tronco diritto e la sua chioma conica, abbastanza stretta, gli conferiscono il familiare portamento. Il nome comune di “abete rosso” fa, invece, riferimento al colore della corteccia. Si distingue dal pino silvestre e dal larice, con i quali condivide l’habitat sulle Alpi, per l’attacco degli aghi: nei pini e nei larici sono raggruppati a ciuffetti, mentre negli abeti sono inseriti singolarmente sui rametti.
Fin dall’antichità, questo albero è stato al centro di miti e tradizioni.
Nell’antico Egitto era l’albero sotto cui era nato Osiride, in Grecia era sacro ad Artemide, protettrice delle nascite e la sua stessa forma ricorderebbe una Alfa, la prima lettera dell’alfabetico. Presso i Celti, l’anno era suddiviso in tredici mesi ciascuno rappresentato da un albero. Esistevano poi dei giorni speciali, come quello del solstizio d’inverno, il giorno della rinascita del Sole, quando le giornate ricominciano ad allungarsi e inizia il risveglio della Natura. Per iI calendario celtico questa data era il 24 dicembre e a rappresentarlo era proprio l’abete, contrapposto al tasso, l’albero della morte, il cui giorno cadeva il 21 dicembre, tra i più bui dell’anno. Abete albero della luce, dunque. Da qui, probabilmente, l’usanza di decorarlo con candele e ghirlande. Il condizionale, però, è d’obbligo. Perchè sulle origini dell’Albero di Natale le ipotesi si sprecano.
di Donatella Cabrini, naturalista
Tratto da La Rivista della Natura 6/2007
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