Lo stato di Israele è un lembo di terra arido, eppure qui crescono agrumi, fragole e altri frutti che quotidianamente finiscono sulle nostre tavole.
A questo miracolo di tecnica agricola è dedicato il padiglione di Expo2015, “Fields of tomorrow” – i campi di domani. Ad accogliere i visitatori, un esempio di piantagione verticale: un vero e proprio campo lungo 70 metri con piante che, nel corso dell’esposizione universale, cambieranno colore a seconda delle stagioni. Un software regolerà l’irrigazione a goccia, tecnica che proprio in questo stato è stata inventata e che consente di ottimizzare al meglio le scarse risorse idriche.
Il deserto fiorito
Il successo di Israele in campo agricolo è la somma di tanti fattori: il progresso tecnologico, l’uso centellinato delle risorse idriche – l’acqua viene estratta dal Mar Rosso e desalinizzata –, l’utilizzo sostenibile delle poche zone fertili e lo sfruttamento delle energie rinnovabili, su tutte quella fotovoltaica. Nel deserto le risorse idriche sono un bene troppo prezioso per essere sprecato: l’acqua di scarto viene fatta circolare in tubature viola e riciclata, mentre quella pura viaggia nel deserto in tubi rosa.
Numeri significativi
In questo miracolo agricolo un ruolo di primo piano lo hanno giocato le cooperative (kibbutz, moshav e moshava). Oggi l’agricoltura rappresenta circa il 2,4 del Pil e il 2% delle esportazioni, il 60% della produzione agricola proviene dal deserto. Israele produce oltre il 90% del proprio fabbisogno alimentare e il settore dà lavoro a 2,7 milioni di persone.
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