Inauguriamo questa nuova rubrica dedicata agli alberi e al “loro mondo” con quello che è diventato uno dei simboli del periodo dell’anno in cui ci troviamo: l’albero di Natale.
Di norma per la sua realizzazione vengono utilizzati abeti, in particolare l’abete rosso (Picea abies), ampiamente diffuso su tutto l’arco alpino, nonché nell’Europa settentrionale e orientale. L’attribuzione a questa pianta di valori magico-religiosi risale probabilmente alla tradizione germanico-scandinava, in ragione della sua capacità di mantenere intatto il suo colore verde intenso anche nei momenti più duri e freddi dell’inverno.
Ad ogni modo, non c’è dubbio che in seguito l’ albero di Natale sia entrato a pieno titolo nella tradizione cristiana dei Paesi occidentali e, dal secondo dopoguerra, anche negli ingranaggi del sistema consumistico che ci domina. Questo obbliga chiunque si metta in casa un vero albero a fare una riflessione sulla sua sostenibilità, a partire dal suo acquisto, dal suo utilizzo e dalla sua dismissione.
Innanzitutto è bene sfatare un mito: non è vero che l’ albero di Natale artificiale è più “verde” di quello naturale; e non è vero che gli alberi “veri” vengono ottenuti disboscando aree forestali. Al contrario, vengono prodotti all’interno di vere aziende agricole su terreni appositamente adibiti a questa coltura, e vengono ripiantati ogni volta che vengono tagliati per essere destinati alla vendita. In questo modo si mantiene costante la quantità di ossigeno prodotto e di anidride carbonica assorbita dalle piante, contribuendo a contrastare l’effetto serra. Importante è anche il modo in cui gli alberi vengono smaltiti: vanno conferiti tra i rifiuti vegetali della propria discarica comunale, dove verranno avviati al compostaggio, ossia alla produzione di terriccio.
È pur vero che la coltivazione e il trasporto degli alberi richiedono un certo quantitativo di energia, ma se pensiamo all’impatto ambientale degli alberi sintetici (generalmente prodotti in Cina) il paragone è impietoso. Secondo alcuni studi, un albero artificiale dovrebbe essere riutilizzato per almeno 20 anni perché il suo impatto ambientale risulti inferiore a quello di un albero naturale ricomprato e gettato via ogni anno. E questo senza contare che gli alberi artificiali sono di solito in PVC, una materia plastica che rilascia particelle cancerogene specialmente in fase di produzione e di smaltimento.
In definitiva, se ci tenete all’albero di Natale, ma non sopportate l’idea di gettarlo nell’umido dopo l’Epifania, il consiglio che posso darvi è quello di fabbricarne uno con le vostre mani utilizzando materiali ecologici come cartoncino o, meglio ancora, rami secchi (se ne possono trovare di molto belli e con forme particolari). In alternativa, potete addobbare una pianta di casa, se ne avete una sufficientemente grande o resistente.
Se, invece, pensate di comprare un abete con le radici e poi di piantarlo in giardino, attenzione! Guardate se ci sono altri abeti nei dintorni: se non trova il clima adatto (montano) quest’albero cresce male o deperisce. Assicuratevi inoltre che abbia spazio a sufficienza, se non volete essere costretti ad abbatterlo in futuro. Oltre a superare agevolmente i 30 metri di altezza e i 10 metri di diametro della chioma, l’abete rosso, come tutte le conifere, sopporta molto male le potature. Impossibile, quindi, contare su questa pratica per contenerne lo sviluppo.
Inoltre, se avete un giardino, avrete sicuramente qualche albero o arbusto da addobbare. E pazienza se non è un abete. Paese che vai, piante che trovi!
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