Se pensiamo alle farfalle, le immaginiamo dolci e leggiadre, ma dietro questa loro esteriorità si celano segreti terribili. Uno studio recente sulla sottofamiglia Danainae, a cui appartengono alcune delle specie più belle del mondo come la farfalla monarca, ha rivelato che alcune in caso di necessità possono diventare cannibali.
Lo studio “Kleptopharmacophagy? Milkweed butterflies scratch and imbibe from Apocynaceae‐feeding caterpillars”, divulgato su Ecology, frutto del lavoro di un gruppo internazionale di ricercatori dell’università di Sydney, svela per la prima volta che queste farfalle, le cui piante nutrici sono le asclepiadi, si cibano di bruchi vivi della loro stessa specie.
Si pensa lo facciano per aumentare la loro offerta di feromoni dell’accoppiamento per attrarre le femmine.
Chi sono queste farfalle cannibali?
Le Danainae sono una sottofamiglia di Lepidotteri appartenenti alla famiglia Nymphalidae.
Si nutrono essenzialmente di piante appartenenti al genere Asclepias, in inglese Milkweed, da cui suggono una linfa biancastra. Tossica per molti animali, non lo è per queste farfalle.
Dalla linfa lattiginosa, i maschi estraggono degli alcaloidi con cui sintetizzano dei feromoni per sedurre le femmine rendendosi più attraenti ai loro occhi.
Il problema sorge però dopo la schiusa delle uova, nel momento in cui le piante si riempiono di bruchi. Questi, che si alimentano della linfa, hanno lo stesso odore, lo stesso sapore e dunque le stesse proprietà della linfa stessa.
I bruchi di Danainae, di conseguenza, appaiono irresistibilmente gustosi e saporiti. I maschi non ci pensano due volte a riservare loro lo stesso trattamento riservato alle piante.
Iniziano così a grattare la pelle dei bruchi e a nutrirsi della sostanza che ne fuoriesce. Cannibalizzarli, per loro, equivale a nutrirsi delle secrezioni delle piante.
Cosa afferma lo studio
Gli autori hanno osservato almeno sette specie diverse di Danainae nelle foreste costiere del Nord Sulawesi mettere in atto questo comportamento. Secondo il gruppo, il liquido che fuoriesce dal corpo di un bruco è notevolmente più ricco in alcaloidi di quello che esce da una pianta, ed è per questo che, messi di fronte alla scelta, i maschi prediligono le larve per farsi belli agli occhi delle femmine.
Il principale autore dello studio, Yi-Kai (Kai) Tea della School of life and environmental sciences dell’università di Sydney, afferma che: «È la prima volta che questo comportamento è stato segnalato. Il comportamento non si adatta perfettamente alle modalità tradizionali di predazione, parassitismo o mutualismo, e quindi presenta una nuova sfida alla teoria evoluzionista. Abbiamo coniato il termine “cleptofarmacofagia”: furto chimico per il consumo. Per integrare le scorte chimiche che ottengono come giovani di bruco, le farfalle si impegnano in un comportamento noto come “graffiare le foglie”: danneggiano le piante [contenenti sostanze chimiche] con i loro artigli tarsali affilati, liberano i succhi delle piante e le assorbono usando le loro lunghe lingue arricciate».
Fino a questo momento nessuno aveva mai indicato farfalle che “graffiavano” bruchi vivi, ma Tea sostiene che: «I bruchi sono essenzialmente sacchetti di foglie macerate [… ] Per le farfalle adulte, possono semplicemente essere una fonte alternativa di sostanze chimiche di cui nutrirsi».
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