L’Alpinismo è entrato a far parte del Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità UNESCO.
Il Comitato Intergovernativo dell’UNESCO ha recepito il dossier presentato dalla cordata internazionale Italia, Francia e Svizzera, con la Francia nel ruolo di capofila, a favore dell’iscrizione dell’Alpinismo nella lista della Convenzione per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale, siglata a Parigi nel 2003.
L’UNESCO ha riconosciuto l’elevato valore della candidatura dell’Alpinismo quale esempio virtuoso di un rapporto sostenibile tra l’uomo e il suo ambiente, sottolineando l’importanza delle conoscenze tradizionali sulla Natura che contribuisce a tramandare di generazione in generazione.
In Italia, oltre al Comune di Courmayeur, che dal 2008 ha sostenuto la candidatura, un ruolo determinante è stato svolto dal CAI, attraverso il contributo scientifico del Museo Nazionale della Montagna – CAI Torino, che ha contribuito alla redazione del dossier tecnico, e dal CONAGAI – Collegio Nazionale Guide Alpine Italiane.
Il Comitato UNESCO ha riconosciuto che l’Alpinismo evidenzia lo stretto rapporto tra ambiente e sviluppo sostenibile, che rafforza il senso di responsabilità condivisa per il mantenimento e il recupero di luoghi di notevole valore sociale e che sensibilizza gli Stati contraenti in merito alla presenza di una storia e di valori comuni.
Il riconoscimento UNESCO apre la strada ad azioni concrete a favore dell’Alpinismo. Tra queste, il mantenimento e il rinnovamento tecnologico dei rifugi nell’ottica della sostenibilità.
Rifugi e stazioni di ricerca per studiare il clima in alta quota
L’importanza della rete di rifugi d’alta quota è confermata anche dall’accordo quadro firmato tra Consiglio nazionale delle ricerche e Club alpino italiano per condividere le strutture al fine di migliorare la conoscenza degli ambienti e degli ecosistemi alpini e montani in relazione ai cambiamenti climatici.
Le “Terre alte” del Pianeta, e tra esse le Alpi e gli Appennini con i loro habitat, rappresentano un hot spot climatico dove gli effetti del riscaldamento agiscono in misura quasi doppia rispetto alla scala globale.
Grazie all’accordo quadro tra il Cnr e il Cai, le attività di monitoraggio potranno coinvolgere sinergicamente i rifugi Cai e le stazioni e gli osservatori climatici Cnr, infrastrutture che costituiscono un bene prezioso per la sorveglianza meteo-climatica e ambientale di questa parte del territorio italiano.
Il Cnr conduce studi in cinque Osservatori climatici e sulla vetta del Monte Cimone, nell’unica stazione globale presente nel bacino del Mediterraneo del programma GAW-WMO per lo studio dei cambiamenti climatici, gestita dal Cnr con l’Aeronautica militare. Questo accordo prefigura l’utilizzo dei Rifugi Cai per l’attività scientifica e il monitoraggio dei principali parametri climatici, in una rete che percorre tutto lo Stivale, fino al centro del bacino del Mediterraneo.
I più recenti dati sullo stato di salute dei ghiacciai delle Alpi evidenziano bilanci di massa fortemente negativi: le lingue glaciali principali annualmente arretrano il loro fronte in media di 20-25 m, perdendo 3-4 m di spessore di ghiaccio, e le previsioni paventano la scomparsa della maggior parte dei ghiacciai al di sotto dei 3000-3500 m di quota entro il 2050.
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