Cosa hanno in comune il Kilimangiaro e la baia degli squali in Australia? Secondo l’ultimo rapporto dell’Iucn – presentato in questi giorni a Bonn alla Cop 23, la Conferenza Onu sul Clima – entrambi questi Siti del Patrimonio dell’umanità Unesco sono fortemente minacciati.
Secondo il report pubblicato dall’Unione internazionale per la conservazione della natura il rischio maggiore per queste meraviglie del Pianeta è rappresentato dal cambiamento climatico, che sta sconvolgendo interi ecosistemi.
La situazione è precipitata negli ultimi anni
Lo stato dei siti naturali dichiarati dall’Unesco Patrimoni dell’umanità è molto peggiorata in tempi brevi. Secondo l’Iucn il numero di quelli a rischio è addirittura raddoppiato nel corso degli ultimi tre anni, arrivando a quota 62.
«La protezione di questi patrimoni unici è compito di tutti – ha spiegato Inger Andersen, direttrice dell’Icun –. Questo report lancia un messaggio chiaro: il cambiamento climatico agisce rapidamente e non risparmia neppure i tesori del nostro Pianeta».
I siti più esposti
La lista dei siti più a rischio è lunga e include nomi iconici della biodiversità come la barriera corallina australiana e le Isole Galapagos ma anche piccoli tesori meno conosciuti come, ad esempio, le cave carsiche di Slovacchia e Ungheria.
Il Paese più minacciato è l’Australia, con ben 10 siti ad alto rischio. Tra questi ci sono anche la baia degli squali, le isole di Fraser e Macquaire e le Riserve della foresta pluviale centro orientale.
Tra le zone montuose a rischio ci sono il Kilimangiaro, le Montagne Rocciose del Canada e i ghiacciai alpini dell’Aletsch, in Svizzera.
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