La deforestazione della Foresta Amazzonica non accenna a diminuire, ma è addirittura in crescita.
Secondo lo studio annuale presentato dal Brazil National Institute for Space Research (INPE), lo scorso anno il disboscamento ha avuto un’impennata. Da agosto 2015 a luglio 2016 sono stati tagliati oltre 7,989 chilometri quadrati di foresta, un numero di gran lunga superiore alla superficie del 2014 (6,207 chilometri di foresta disboscati) e del 2013, quando all’Amazzonia furono sottratti “solo” 5mila chilometri di foresta.
Confrontando il dato più recente con quello del 2004, si nota come il tasso di deforestazione cresca addirittura del 70%. Numeri preoccupanti, che non sono mai stati così alti.
Eppure, i dati del report non lasciano stupiti gli osservatori che, come riferito dal quotidiano brasiliano Estadão, si aspettavano cifre in salita.
Le cause della deforestazione
I dati del report non tengono conto della perdita della foresta causata dagli incendi, ma si concentrano solo sulle attività legate all’industria del legname e al disboscamento finalizzato a far posto agli allevamenti di bestiame.
Secondo Greenpeace, il Governo di Brasilia dovrebbe agire con maggiore decisione per fermare il fenomeno. Marcio Astrini, direttore della sezione brasiliana dell’organizzazione ambientalista, ha rimarcato come il governo federale stia facendo poco per tutelare le aree verdi del proprio stato, di fatto evitando di combattere ogni tentativo di deforestazione illegale.
Senza un’azione mirata in questo senso, però, sarà difficile per il paese sudamericano rispettare gli accordi siglati nel corso della Cop21 di Parigi, dal momento che la più grande foresta pluviale del Pianeta è anche uno dei maggiori polmoni verdi. Un patrimonio troppo prezioso per non essere tutelato.