Nel bacino del Rio delle Amazzoni ci sono 428 dighe di centrali idroelettriche e altre 140 sono in costruzione. Un numero elevato, che serve a soddisfare la sempre più alta richiesta di energia proveniente da fonti rinnovabili.
Tuttavia, si tratta di costruzioni con un impatto ambientale altissimo e che rischiano di fare scomparire l’ Amazzonia, uno degli scrigni di biodiversità del nostro Pianeta.
Effetto domino
Il monito è stato lanciato dai ricercatori dell’Università texana di Austin, che hanno preso in analisi la condizione di salute del bacino del Rio delle Amazzoni. Dallo studio – pubblicato sulla rivista scientifica Nature – emerge come la costruzione di dighe stia, di fatto, uccidendo il fiume.
Le costruzioni, infatti, impediscono il naturale scorrimento del sedimento dei greti. «I sedimenti permettono al fiume di rigenerasi, di scorrere e di alimentare l’ecosistema – ha detto il professor Edgardo Latrubesse -. Di questo passo, il nostro Pianeta rischia di perdere una delle sue zone umide più importanti».
Le conseguenze per l’Amazzonia
Lo studio ha preso in analisi le condizioni dei fiumi Madeira, Marañón e il Rio Ucayali, tutti affluenti del Rio delle Amazzoni. Questi fiumi consentono la vita di specie uniche, che rischiano però di scomparire se anche solo una delle variabili dell’ecosistema dovesse modificarsi.
«Tutti questi fiumi ospitano specie uniche ed endemiche, che rischiano di scomparire per sempre se non intervengono cambiamenti nella gestione delle dighe», ha concluso il ricercatore.
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