Un urlo squarcia il quieto brusio della spiaggia, di fronte alla quale, nell’acqua bassa, sguazzano decine di famiglie: Meduse!.
In un lampo, neanche si trattasse dell’avvistamento sotto riva di uno squalo bianco, ecco le mamme lanciarsi dalla battigia a recuperare i figli in pericolo, mentre gli adulti del branco balneare, armati dei colorati retini di ordinanza, cominciano la caccia alla “bestia”.
Nel giro di pochi minuti sulla spiaggia, da secchielli e retini, viene riversato il frutto della pesca collettiva: una dozzina di corpi azzurri e mollicci appartenenti ad alcune meduse delle specie più comuni quali, per esempio, la Pelagia noctiluca, dai lunghi tentacoli urticanti.
Anche la scorsa estate, come le precedenti, si è conclusa con una grande proliferazione di meduse nel Mediterraneo. In soli sei anni, gli avvistamenti si sono più che decuplicati, con un picco nel 2013. Sono questi i dati raccolti dal progetto di MareVivo “Occhio alla medusa” e confermati da recenti ricerce del CNR.
Eppure, anche questi interessanti invertebrati planctonici – peraltro non tutti in grado di pungere, come la grande e bellissima Rhizostoma pulmo o la giallognola Cotylorhiza tubercolata, entrambe specie innocue – in realtà sono animali protetti e, come tali, non si potrebbero uccidere o tanto meno torturare lasciandole al sole “per vederle sciogliere”.
Sebbene venga solo di rado sanzionato, anche solo tirare fuori dall’acqua le meduse è un reato punibile nel nostro Paese con multe salate o addirittura con la reclusione. Certo, starete pensando che polizia e carabinieri hanno di solito ben altro a cui pensare, tuttavia l’art. 544 ter del nostro Codice Penale parla chiaro: “Chiunque, per crudeltà e senza necessità cagiona lesione ad un animale, ovvero lo sottopone a sevizie o a comportamenti o a fatiche o a lavori insopportabili per le sue caratteristiche etologiche è punito con la reclusione da tre a diciotto mesi o con la multa da 5.000 a 30.000 euro. La stessa pena si applica a chiunque somministra agli animali sostanze stupefacenti o vietate ovvero li sottopone a trattamenti che procurano una danno alla salute degli stessi. La pena è aumentata della metà se dai fatti di ui al primo comma deriva la morte dell’animale”.
Non c’è dubbio che buttare sulla spiaggia rovente una medusa sia come minimo una forma di maltrattamento!
L’articolo del C.P. non solo considera in modo generalista ogni tipo di specie animale senza particolari distinzioni, ma si aggiunge a una recente sentenza della Cassazione che ha decretato come punibili anche le azioni di danneggiamento nei confronti degli animali marini, come appunto la fin troppo diffusa abitudine di toglierli dall’acqua per ammirarli o magari giocarci e fotografarli per il solito selfie.
Quindi non solo meduse, ma anche ricci e pomodori di mare, stelle marine, piccoli pesci e tutti quei piccoli organismi per molti ritenuti quasi delle “nullità” ma che appartengono anch’essi e con uguali diritti alla Vita.
Stiamo esagerando? Forse, ma se non lo volete fare per rispetto o etica, non dimenticate comunque che siamo in Italia, un bellissimo e strano Paese dove è più facile rimanere impuniti per un reato grave mentre si può rischiare la galera per una medusa in un secchiello.
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