Bersi un cocktail a fine giornata potrebbe sembrare un’azione innocua per l’ambiente. In realtà il processo di produzione degli alcolici ha un forte impatto.
A partire dalle coltivazioni, proseguendo per i rifiuti generati nei processi di fermentazione e di distillazione, per finire con il trasporto e il packaging.
Nel 2014, più di 54.5 milioni di tonnellate di raccolto sono state usate per produrre alcol: per questo motivo sia il tipo di pianta usata (frumento, orzo, grano, segale e altri), sia il metodo di coltivazione (biologico o convenzionale) giocano un ruolo importante nella valutazione dell’impatto ambientale di un distillato alcolico.
Ora alcune aziende produttrici stanno cominciando a studiare come poter ridurre l’impatto ambientale delle loro bottiglie.
In Messico, la 4 Copas Tequila usa solo coltivazioni biologiche, non impiega prodotti chimici durante la distillazione e confeziona il liquore in bottiglie di vetro prodotte a mano da artigiani locali.
Negli Usa, la Crop Vodka utilizza solo frumenti certificati “organici” dal U.S. Department of Agriculture (USDA), che poi distilla con un processo che non richiede filtraggi con carbone.
DonQ Rum, invece, ha sviluppato un modo per riciclare i rifiuti della distillazione. Le acque di scarto vengono trattate e usate per l’irrigazione. I rifiuti solidi sono convertiti in fertilizzanti e il biossido di carbonio… è usato per fare bibite frizzanti!
La Greenbar Craft Distillery, oltre a usare bottiglie leggere e riciclabili (anche per l’etichetta), pianta un albero per ogni bottiglia venduta.
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