La calotta glaciale della sommità del monte Ararat – in Turchia orientale, al confine con l’Armenia – , si sta progressivamente riducendo causando una perdita di ingenti risorse in termini di biodiversità.
Ecco quanto emerge da una ricerca condotta in situ dai ricercatori dell’Università degli Studi di Milano e che ha visto la partecipazione della commissione scientifica del Club Alpino Italiano (Csc-Cai). Per la prima volta, lo studio è riuscito a mappare la geomorfologia del monte, anche grazie alle immagini satellitari ad alta definizione rese disponibili dall’Agenzia Spaziale Europea.
Lo studio ha analizzato come la calotta glaciale sommitale del Monte stia subendo una progressiva riduzione, sia del volume, che dell’areale. Inoltre, le lingue glaciali che un tempo scendevano lungo i fianchi del vulcano ora si affacciano solo sull’orlo della caldera e stanno rapidamente ritirandosi.
Dal punto di vista scientifico, le conoscenze dell’ambiente e del paesaggio del grande vulcano anatolico sono ancora frammentarie. Nonostante ciò, l’Ararat ricopre un ruolo di rilievo, dal momento che i ghiacci sulla sua sommità rappresentano gli unici residui nel Levante dei ghiacci risalenti alle fasi glaciali pleistoceniche.
L’importanza del monte
La riduzione del ghiaccio sul monte Ararat non comporta solo un’ingente perdita dal punto di vista scientifico. Le comunità locali vedranno, di conseguenza, ridursi in maniera sensibile le risorse idriche a loro disposizione.
Il monte Ararat, inoltre, sorge in un’area strategica dal punto di vista geografico e in passato è stato considerato un punto strategico per il controllo del blocco sovietico.
Inoltre, il monte ha una valenza simbolica centrale per le tre principali religioni abramitiche, dal momento che le scritture indicano la sommità del monte come luogo in cui si arenò l’Arca di Noè durante il diluvio universale.
L’anomalia dell’Ararat e la leggenda dell’Arca
Secondo alcuni, la presenza dell’Arca sarebbe confermata anche dalla cosiddetta Anomalia dell’Ararat. Le immagini, scattate in piena Guerra Fredda, mostrano la presenza di un oggetto non identificato. L’anomalia è stata segnalata nell’estremità nord ovest dell’altipiano, a 4.724 metri di altitudine.
Le immagini, analizzate anche dalla Cia, ritrarrebbero un oggetto squadrato, chiaramente artificiale.
Le foto hanno alimentato le leggende, tanto da spingere ricercatori e studiosi biblici a compiere diverse spedizioni alla ricerca dell’Arca. L’ultima spedizione è avvenuta nel 2010. In questa occasione il team, composto da ricercatori provenienti da Turchia e Hong Kong, ha annunciato di aver trovato prove concrete delle presenza dell’Arca.
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