Attorno alle ore 18:45 della vigilia di Natale una lunga fila di puntini luminosi che si muovevano lentamente nel cielo stellato, osservati anche in Italia soprattutto in diverse località del Piemonte, ha fatto pensare a molti ad un massiccio avvistamento di UFO, mandando in fibrillazione il web.
In realtà non erano alieni e in poche ore l’enigma è stato risolto: si è trattato di un lotto di 60 satelliti Starlink, parte del progetto SpaceX del miliardario americano Elon Musk, che porterà migliaia di satelliti per le telecomunicazioni in orbite basse per consentire l’accesso ad internet ultraveloce da qualsiasi punto del Pianeta. Un’operazione commerciale da parte di un privato, dunque, che nei prossimi anni lancerà migliaia di mini-satelliti attorno alla Terra.
12.000 nuovi satelliti entro il 2020
I dati, a questo proposito, sono contrastanti: chi parla di 16.000 chi di 42.000 satelliti. Comunque troppi! Quel che si sa è che per la prima fase sinora sono stati lanciati, o a breve saranno lanciati, circa 1.600 satelliti, che dovrebbero diventare 12.000 entro la fine del 2020, creando così una vera e propria ragnatela tecnologica che si andrà ad aggiungere ai circa 18.000 oggetti artificiali più larghi di 10 centimetri in orbita bassa attorno al nostro Pianeta.
Tra questi vi sono già 2.000 satelliti attivi, oltre a molti residui ormai inutilizzabili di vecchi lanci, che stanno via via costituendo una vera discarica spaziale sopra le nostre teste.
Un fatto, di per sé inquietante, che aumenta la preoccupazione se si va a vedere la quota di questi nuovi satelliti: solo 540 chilometri di altezza (ovvero nella cosiddetta “orbita bassa”, appunto) contro una media dei 36.000 chilometri degli attuali satelliti per telecomunicazioni, che di solito sono posizionati in orbite fisse all’altezza dell’equatore denominate “geosincrone”.
La vicinanza consentirà una maggiore potenza di segnale, tanto da rendere inutili le antenne satellitari, ma permetterà la copertura solo di una piccola parte del territorio del Pianeta. Per questo si prevede di lanciarne migliaia, contro le poche decine, ad esempio dei satelliti per telecomunicazioni della classe Iridium lanciati negli anni ’90.
Interferenze di vario tipo
Da ciò sorge un altro problema: la loro vicinanza ed il loro potere riflettente li renderà molto probabilmente facilmente visibili durante la notte, andando così ad offuscare o interferire con la visione naturale delle stelle e del cielo notturno.
Questo ha cominciato a sollevare le proteste di molti astronomi, oltre che dei meteorologi, che temono interferenze elettromagnetiche con i satelliti per le previsioni. Il signor Musk ha fatto spallucce, promettendo che per i nuovi satelliti cercherà di ridurne l’albedo (il potere riflettente).
Ci chiediamo come sia possibile che un privato cittadino possa fare ciò e se questo sia legale, al di là del fatto che questa operazione crea un pericolosissimo precedente. Oltre ad invogliare altri soggetti privati (tipo Amazon, che ci sta già facendo un pensierino) ad iniziative simili, come la mettiamo con il rispetto dei confini nazionali?
Perché il signor Musk non si fa dei satelliti geostazionari sopra gli Stati Uniti, senza “invadere” il cielo delle altre nazioni? Che faranno paesi come la Cina o la Russia? E come la mettiamo con la privacy, dal momento che in teoria questi sistemi potranno monitorare nel dettaglio i movimenti di qualsiasi essere umano dotato di apparecchiature elettroniche?
Regole non rispettate
Ah, certo, dimenticavamo il recentissimo buon esempio del presidente americano Donald Trump, con l’istituzione della sua nuova “Space Force”, fatta a sua volta in barba al trattato internazionale del 27 gennaio 1967 (ratificato, tra gli altri, proprio dagli USA), che regola le norme per l’esplorazione e l’utilizzazione, da parte degli stati, dello spazio extra-atmosferico, compresi Luna e gli altri corpi celesti.
In particolare dell’art.4, dove gli stati rinunciano ad utilizzare lo spazio per collocare armi ed altri oggetti che possono avere utilizzi bellici. Un trattato, dunque, in vigore da oltre 50 anni, oltre che motivo per cui i predecessori di Trump ed anche altri capi di stato di altre nazioni sino ad ora avevano evitato di istituire forze militari spaziali.
Insomma anche per lo spazio attorno alla Terra stiamo assistendo ad una folle e miope deregulation dove ognuno cerca di occupare “territorio” pensando solo ai propri interessi, con la stessa logica prevaricatrice che nel 1874 vide l’esercito americano occupare le Black Hills, le colline sacre agli indiani Lakota (più conosciuti come Sioux), per aprire la strada ai cercatori d’oro ed accaparrarsi così i ricchi filoni auriferi di quelle zone (nonostante l’esistenza, anche in quel caso, di un trattato).
Naturalmente tutto ciò in nome della democrazia e del libero mercato. Sapranno allora i cittadini del mondo farsi sentire con forza per difendere il loro cielo stellato? Temo infatti che questa volta neppure l’invio della piccola Greta Thunberg nello spazio potrebbe bastare.
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