Uno studio condotto dall’Università di Harvard mostra la correlazione tra i PFAS, composti chimici ampiamente utilizzati e con i quali spesso entriamo in contatto, e la difficoltà a perdere peso.
Metabolismo rallentato
La ricerca è stata pubblicata sulla rivista scientifica Plos Medicine.
Lo studio ha preso in analisi i dati di 621 persone in sovrappeso e obese che avevano seguito una dieta nei sei mesi precedenti.
Le persone che avevano perso in media 6,4 chilogrammi nel periodo precedente avevano poi recuperato quasi la metà dei chili nei 18 mesi successivi.
A stupire è il fatto che coloro i quali mostravano maggiori livelli ematici di PFAS erano anche quelli che erano ingrassati di più; gli effetti, inoltre, avevano colpito di più le donne: quelle con maggiori livelli di PFAS erano ingrassate in media di 2 chili. Inoltre, la più alta concertazione di questi composti è ritenuta essere responsabile del rallentamento del metabolismo.
I rischi
Non è la prima volta che i PFAS finiscono sotto la lente dei ricercatori. In passato si era studiata l’interferenza di questi composti chimici con il sistema endocrino e la correlazione con l’insorgenza di tumori. Tuttavia, ad oggi non è stato possibile stabilire con certezza il ruolo che questi composti hanno nell’insorgenza delle malattie.
Cosa sono i PFAS e dove si trovano
I PFAS sono una famiglia di composti chimici ampiamente utilizzata a partire dagli anni ’50.
I PFAS più diffusi sono l’acido perfluoroottanoico (Pfoa) e l’acido perfluorottano sulfonato (Pfos). La loro particolare struttura chimica li rende particolarmente resistenti ai principali processi di degradazione. I PFAS sono impiegati nel rivestimento delle pentole antiaderenti, ma si trovano anche in alcuni cibi confezionati e persino nei tessuti utilizzati per la produzione di abbigliamento tecnico per via delle loro proprietà oleo e idrorepellenti.
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