Forse è caduto un tabu, forse alcune fughe in avanti troppo precipitose hanno fatto riflettere, fatto sta che nei media si comincia a discutere sul fatto che anche le auto elettriche inquinano. Non per demonizzarle o per sollecitare un ostracismo, ma eventualmente per affrontare con razionalità il problema. Fin tanto che il dibattito è rimasto confinato al “o è bianco, o è nero”, ognuno è andato avanti sulla propria strada senza confronto.
I temi legati alla mobilità elettrica sono tanti: dai materiali per costruire le batterie, al loro smaltimento; dal come si produrrà tutta l’energia elettrica richiesta, al costo fuori portata per molte classi sociali.
Intanto, però, il dibattito si è aperto su questioni più marginali e, forse per questo, magari più facilmente affrontabili e risolvibili.
Il problema delle emissioni di particolato da attrito
L’autorevole The Guardian inglese ha recentemente pubblicato un articolo dal titolo “Do electric cars have an air pollution problem?” nel quale si sostiene che il passaggio alle auto elettriche, più pesanti, produrrebbe più particolato e polveri sottili per attrito a fronte delle zero emissioni di carbonio. Il gruppo Transport & Environment ha calcolato che i veicoli elettrici pesano in media circa 400 kg in più a causa delle ingombranti batterie.
Però, secondo Euan McTurk, un chimico delle batterie che ha esaminato il problema del particolato per il Royal Automobile Club (RAC), sul fronte dei freni le auto elettriche producono generalmente meno particolato, perché utilizzano freni rigenerativi per fermarsi.
Ma le auto elettriche hanno un problema da risolvere per quanto riguarda gli pneumatici, perché l’aumento del peso comporta una maggiore usura. C’è un ampio consenso sul fatto che l’inquinamento da pneumatici sia molto dannoso. Molti scienziati ritengono che le particelle PM 2,5, le più piccole, siano più dannose, perché possono entrare nel flusso sanguigno e passare al cervello o alla placenta.
Il fondatore di Emissions Analytics, Nick Molden, ha dichiarato che le sue misurazioni mostrano che le emissioni di particolato possono essere molto superiori a quelle degli scarichi delle auto moderne, che sono diventate più pulite grazie alle normative. Ma questo risultato deve essere contestualizzato: i test non sono stati sottoposti a revisione paritaria da parte di scienziati e l’industria contesta i risultati.
Lo studio della Yale School of the Environment
Nei corsi d’acqua della costa occidentale americana si registra da tempo una moria anomala di salmoni in occasione di forti piogge. Perché? Un articolo pubblicato su Yale Environment 360, “Road Hazard: Evidence Mounts on Toxic Pollution from Tires”, ha rivelato la causa della mortalità: una sostanza chimica chiamata 6PPD che viene aggiunta agli pneumatici per prevenirne la rottura e la degradazione. Quando il 6PPD, presente nella polvere di pneumatico, è esposto all’ozono troposferico, si trasforma in diverse altre sostanze chimiche, altamente tossiche.
Il mistero è risolto, ma non il problema, perché la sostanza chimica continua a essere utilizzata da tutti i principali produttori di pneumatici e si trova sulle strade e nei corsi d’acqua di tutto il mondo.
Uno sguardo allargato nel tempo
Una bizzarra, ma intrigante osservazione arriva da uno studio commissionato dall’International Drivers Association che paragona l’impronta di carbonio di una vecchia auto a combustione e di una nuova elettrica. La ricerca sostiene che non vada calcolato solo il consumo di carburante, ma anche il “carbonio incorporato”. In termini di carbonio incorporato, un’auto usata ottiene un punteggio elevato perché è già stata costruita. La produzione di veicoli elettrici comporta, invece, l’estrazione, l’elaborazione e il trasporto di materie prime, seguiti dai processi di produzione e assemblaggio. Queste fasi comportano un’elevata emissione di carbonio. Il debito energetico di un’auto usata è già stato saldato anni fa!
Il riciclo dei materiali
Un altro articolo uscito su National Geographic prende in esame la “riciclabilità” delle auto a fine vita. A differenza dei veicoli elettrici, i modelli più vecchi utilizzavano materiali più semplici come metallo e vetro, che sono facilmente riciclabili. Le auto moderne coinvolgono un mix di alluminio, plastica e metalli ibridi, che rendono il loro riciclo impegnativo e ad alta intensità energetica.
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