Se le cose procedono così, il 2017 rappresenterà un anno importantissimo per la sorte degli elefanti africani.
L’annuncio a fine 2016 da parte della Cina di una messa al bando dell’avorio entro dicembre 2017 sta portando i suoi frutti. TRAFFIC e WWF hanno scoperto, infatti, che è in calo il numero di manufatti di avorio, sia legali che illegali, destinati al mercato cinese, e che a questo si accompagna anche un crollo dei prezzi. L’indagine è stata fatta su una serie di mercati, compreso quello on line e i risultati sono stati pubblicati nel rapporto “WWF “Revisiting China’s ivory market in 2017”. «Sebbene rimangano alcune sfide per l’attuazione, questi dati sono molto incoraggianti – ha dichiarato il WWF – Sembra che il bando di avorio sia finalmente entrato in pista».
La decisione della Cina – che prevede sempre entro la fine di quest’anno anche la chiusura delle fabbriche di avorio accreditate e dei negozi al dettaglio – è stata salutata dalla comunità internazionale come una misura storica, in grado di generare un importante cambio di rotta nel declino che le popolazioni selvatiche di elefanti africani stanno subendo. Infatti, si stima ogni anno tra i 20.000 e i 30.000 esemplari vengano abbattuti dai bracconieri per il commercio illegale d’avorio, alimentato dalla criminalità organizzata globale e dalla grande domanda proveniente dai paesi asiatici. Praticamente un elefante ucciso ogni 25 minuti, in un trend che negli ultimi dieci anni ha fatto calare la specie di oltre il 20%.
Prezzi crollati per l’avorio
Nel mercato illegale di Pechino, il prezzo medio delle bacchette in avorio – circa 153 dollari al paio – rispetto al 2012 è diminuito del 57% così come anche quello dell’avorio grezzo sceso di circa il 20-25% tra il 2015 e il 2016 e del 50% nel 2017.
«Questa tendenza dovrebbe facilitare gli sforzi di applicazione della legge e aumentare la consapevolezza dei consumatori circa l’illegalità del commercio – ha dichiarato il WWF –Questo è un anno critico per il divieto di vendita di avorio in Cina ed è fondamentale essere vigili nel monitoraggio dei suoi impatti. Tra le tante sfide che restano, quella di garantire che l’avorio stoccato non entri illegalmente nei mercati in Cina o all’estero».
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