La salamandra messicana, comunemente chiamata Axolotl, è una creatura antica e misteriosa, che popola il mondo da milioni di anni, e deve il suo nome agli Aztechi, che la consideravano l’incarnazione vivente di una divinità.
L’Ambystoma mexicanum è un anfibio che oggi, in natura, si trova esclusivamente nel lago di Xochimilco, nei pressi di Città del Messico.
Axolotl viene definito “l’eterno fanciullo” poiché è una specie neotenica che, in condizioni favorevoli, “rinuncia” a diventare adulta e a trasferirsi sulla terraferma, compie l’intero ciclo vitale allo stadio giovanile, vive in acqua per tutta la vita, conservando le piumose branchie esterne, anziché trasformarle in polmoni. Primo Levi lo ha definito uno “scandalo biologico”, per la sua capacità di riprodursi allo stato larvale.
Essere dall’aspetto bizzarro e dal nome impossibile, l’Axolotl è tra gli anfibi più studiati dalla comunità scientifica poiché è in grado di rigenerare i propri arti e organi, come cuore e polmoni, se perduti o danneggiati, senza mostrare alcuna traccia di cicatrici.
La civiltà azteca venerava questa straordinaria creatura come una dio, Vinicio E. Morales, nel suo libro “Miti Maya e Aztechi” scrive : “Quando fu il suo turno di morire, prese la fuga e si nascose in un campo di mais ove si trasformò in una pianta dal doppio gambo – motivo per cui il contadino lo chiamò Xolotl- ma venne scoperto tra e piante. Allora scappò per la seconda volta, si nascose tra le agavi e si trasformò un un’agave dal doppio gambo, che per questo viene detta Mexolotl. Venne nuovamente scoperto e fuggì, questa volta in acqua, ove si tramutò in pesce, che per questo si chiama Axolotl.”
Nonostante gli antichi precolombiani lo considerassero un dio con profonda voglia di vivere e eccezionali capacità di adattamento, l’Axolotl oggi rasenta l’estinzione, l’IUCN (Unione Internazionale per la Conservazione della Natura) lo ha dichiarato ufficialmente specie criticamente minacciata, a causa dell’inquinamento e dell’essiccamento del suo habitat naturale, e della pesca eccessiva.
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