Nel 1759, Linneo, uno dei giganti della scienza naturale, nominò l’albero di cacao theobrama, ovvero, il “Cibo degli dei”. Il nome deriva dalle parole greche “theos” che significa Dio e “broma” che significa cibo: un nome altamente appropriato in quanto la pianta era considerata dalle civiltà azteca e Maya come un “dono degli dei”.
Per migliaia di anni, l’albero di cacao è stato molto significativo nella cultura mesoamericana. Sono stati scritti interi libri sulla storia del cacao. L’antica civiltà olmeca è considerata una delle prime grandi civiltà del Messico che precede, sia i Maya, che gli Aztechi. Si sa poco di questi popoli misteriosi, ma si sa, dai residui trovati nei manufatti ceramici, che il “kakaw” era apprezzato e ampiamente usato.
Fu quasi certamente coltivato nel lontano 1900 a.C. o, probabilmente, molto prima. I miti della creazione Maya e Azteca descrivono la storia di Ixcacao, la Dea del Cacao ed Ek Chuah, il Dio del Commercio, che fu costretta a sposare.
100 semi di cacao per uno schiavo
I documenti storici spagnoli riportano che 4 semi di cacao potevano comprare l’equivalente di un coniglio, 10 semi potevano comprare un asino e 100 semi uno schiavo. Quando gli Aztechi conquistarono i Maya, chiesero tributi sotto forma di semi di cacao, chiaramente più preziosi dell’oro.
Gli Aztechi credevano che l’albero di cacao fosse un dono per l’uomo di Quetzacoat, il Dio della saggezza, il quale non solo insegnò loro come curare la pianta, ma anche come raccogliere i baccelli, arrostire i chicchi e macinarli in una polvere fine per preparare l’amara bevanda che chiamavano cacahuatl; fino ad allora un segreto ferocemente custodito degli dei. Inizialmente, solo i sacerdoti e i reali lo bevevano, ma presto divenne disponibile per tutti. Gli dei divennero gelosi della nuova prosperità umana.
50 tazze per Montezuma
Secondo quanto si dice, Montezuma, il re degli Aztechi, beveva 50 tazze al giorno di cacahuatl da un calice d’oro. Nel 1519, accolse i conquistatori spagnoli a braccia aperte credendo che il loro capo spedizione, Hernan Cortez, fosse il profetizzato ritorno di Quetzacoatl. Bernal Diaz, che accompagnò Cortez alla conquista del Messico, scrisse di quel primo incontro: «Di tanto in tanto a Montezuma servivano, in tazze d’oro puro, una certa bevanda a base di cacao. Si diceva che conferisse un potere alle donne, ma questo non l’ho mai visto. Li ho visti portare più di cinquanta grandi brocche di cacao con schiuma dentro, e ne ha bevuto un po’; le donne servono con grande riverenza».
La ricetta di oggi: Cioccolata calda alla menta
Ingredienti:
- 4 tazze di latte
- 250 g di cioccolato bianco a pezzetti (o gocce di cioccolato bianco)
- 1 cucchiaino di estratto di vaniglia
- 1/2 cucchiaino di estratto di menta piperita (o più/meno a piacere)
- aggiunte opzionali:
- panna montata
- menta piperita tritata
- Marshmallows
Procedimento
Mescolare il latte e il cioccolato bianco tritato insieme in una casseruola media. Cuocere a fuoco medio-basso, mescolando di tanto in tanto, fino a quando la miscela si scioglie. Non far bollire o lasciare bruciare il cioccolato sul fondo. Togliere dal fuoco e aggiungere l’estratto di vaniglia e di menta piperita. Servire caldo, con aggiunte opzionali.
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