La risposta dei big della moda non si è fatta attendere: dopo la pubblicazione dell’indagine shock della Peta che mostra le terribili sofferenze inflitte alle capre impiegate nella produzione di mohair, i marchi Zara, H&M e Topshop hanno annunciato che non utilizzeranno più il filato nelle loro collezioni a partire dal 2020.
Inoltre, il brand di fast fashion svedese H&M ha detto di essere al lavoro per rintracciare i capi contenenti mohair e venduti nei 4700 punti vendita sparsi per il globo.
A oggi però non è chiaro se i marchi in questione si siano riforniti di mohair dalle fattorie sotto inchiesta.
Il 50% arriva dal Sud Africa
A decretare il rapido passo indietro delle aziende è stata la diffusione dell’indagine della Peta che si è svolta all’interno delle farm in Sud Africa, paese dal quale arriva oltre il 50% del mohair prodotto. L’indagine mostra le terribili condizioni in cui le capre d’angora vivono e vengono trattate durante la tosatura: gli animali sono strattonati e lanciati sul pavimento dai dipendenti, incuranti della sofferenza inflitta.
Tosate anche le capre morte
Secondo l’indagine, nelle fattorie il 25% delle capre muore prima di arrivare alla prima tosatura – che avviene al sesto mese di vita dell’animale – e ciò anche a causa delle precarie condizioni igieniche in cui le capre vivono. Proprio per questo, il vello delle capre è spesso sporco e prima della tosatura vengono gettate in vasche di acqua fredda per essere lavate.
La tosatura del vello viene fatta poi in maniera frettolosa e violenta: l’inchiesta ha documentato come i lavoratori del settore lavorino a cottimo e per aumentare la resa arrivino anche a tosare le carcasse degli animali morti.
riproduzione consentita con link a originale e citazione fonte: rivistanatura.com