Altro che droni, intelligenze artificiali e IoT (Internet of things – ndr). L’estate che stiamo vivendo ha il sapore di cose vecchie, già viste, irrisolte.
Prestate attenzione al linguaggio adoperato dalla stampa. Annoso è l’aggettivo ricorrente: “l’annoso problema degli incendi”, “l’annosa questione delle risorse idriche”. Tutto è annoso in Italia.
Spesso il direttore Pietro Greppi m’invita – e credo che rivolga lo stesso appello anche agli altri collaboratori di Quotidiano Natura– a cercare il lato positivo delle vicende. Ci provo, e qualche volta ci riesco.
In queste settimane d’estate, però, un senso di frustrazione mi assale con forza.
La furia incendiaria dei piromani – vile pratica esercitata dai manovali delle mafie più che da semplici folli – è una piaga mai estirpata che con regolarità divora foreste e pascoli.
La cattiva gestione delle risorse idriche è una materia arcinota, eppure nei mesi caldi l’emergenza siccità continua a essere una consuetudine, al Sud come al Nord.
In queste settimane non c’è un politico, nazionale o locale, che non prometta o invochi provvedimenti risolutivi. Accade da decenni.
A rafforzare l’idea di un Paese incapace di alzare gli occhi oltre le proprie miserie concorre anche il triste polverone che si è sollevato dopo l’incidente occorso in Trentino, dove un uomo è stato aggredito da un orso. Pure questo episodio, o per meglio dire, il modo in cui è stato commentato ci ricaccia indietro di decenni.
Nel settembre del 1972, Antonio Cederna chiudeva con queste parole un articolo scritto per denunciare l’incuria e l’imprevidenza che avevano provocato la scomparsa di un fenomeno unico al mondo, il lume rosso che accendeva le acque del lago di Tovel:
«l’Italia è ancora immatura a gestire in senso comunitario, collettivo e democratico le proprie più preziose risorse».
riproduzione consentita con link a originale e citazione fonte: rivistanatura.com