Da cinquecento anni attorno al paese di Bolca, sui monti Lessini veronesi, si ritrovano animali e piante fossilizzati di tale varietà e bellezza e in uno stato di conservazione così perfetto, da costituire un fatto unico nella storia delle scienze geologiche.
Il sito più conosciuto è sicuramente il giacimento denominato “Pesciara” che è, incontestabilmente, uno dei giacimenti fossiliferi più importanti del mondo per diversità di specie, numero dei reperti, qualità di conservazione, significato filogenetico e paleoecologico. Qui sono stati estratte decine di migliaia di pesci fossili (100.000 sembra essere un numero non solo plausibile ma prudenzialmente basso).
I giacimenti di Bolca appartengono all’Era Terziaria e al Periodo Eocenico e, con i loro fossili e le loro caratteristiche, permettono di ricostruire la situazione ambientale che esisteva nell’area lessinica circa 50 milioni di anni fa.
Quella che oggi è la zona delle Prealpi, costituiva allora la linea costiera della Tetide, l’antico mare che nel momento della sua massima espansione attraversava come un lungo corridoio le masse continentali costituendo, per milioni di anni, una grande via di comunicazione per le faune, permettendo un’ampia distribuzione delle varie forme; questo spiega perché oggi si trovano forme attuali di pesci affini a quelli di Bolca nella regione Indo-Pacifica.
I pesci di Bolca
Secondo i dati più recenti, l’ittiofauna di Bolca è costituita da 250 specie. Sono presenti sia pesci a scheletro cartilagineo sia pesci a scheletro osseo.
Gli elasmobranchi, soprattutto squali e grandi razze, sono normalmente di difficile fossilizzazione e quindi nella maggior parte dei casi se ne ritrovano solo i denti, mentre a Bolca sono stati trovati individui con scheletri interi.
Moltissimi sono i teleostei, i pesci con scheletro osseo, sia come numero di specie sia come numero di esemplari.
Tutte le specie rappresentate a Bolca sono oggi estinte, ma tutti gli ordini, (meno quello dei Picnodontiformi), sono ancora esistenti, e ciò conferisce a queste ittiofaune un carattere di grande modernità che permette dei precisi confronti fra la fauna di Bolca e le corrispondenti forme attuali per quanto riguarda l’ecologia; inoltre questo chiarisce perché, accanto ai nomi scientifici, ai pesci di Bolca siano sempre stati attribuiti i nomi comuni (come pesce angelo, barracuda, pesce vela) che ancora oggi si usano per forme simili.
I pesci di Bolca hanno tutte le caratteristiche di quelli che oggi popolano le barriere coralline nei mari tropicali, in particolare le barriere coralline prossime alle coste, come quelle dell’India o dell’Arcipelago della Sonda, per cui è logico pensare che avessero lo stesso habitat. E infatti troviamo fra i fossili della Pesciara le associazioni ittiofaunistiche tipiche dei tre ambienti di barriera: laguna interna, zona dei coralli, zona esterna in continuità con il mare aperto.
Sulle muraglie di coralli, viveva, allora come oggi, una ittiofauna tipica, con specie dai colori vivaci, dal corpo molto compresso e con un profilo rotondeggiante, come i pesci pappagallo, pesci chirurgo, pesci farfalla, pesci angelo. Una ricostruzione così fedele è permessa grazie al perfetto stato di conservazione dei pesci che, oltre allo scheletro articolato e completo, presentano in qualche caso anche tracce della pigmentazione originaria, sotto forma di “macchie” scure, che testimoniano appunto la presenza di pigmenti colorati.
I cordoni corallini lasciavano però ampie aperture, che permettevano una buona comunicazione con il mare aperto, per cui i pesci veloci e voraci di tale ambiente avevano libero accesso al popolato mondo delle acque interne alla barriera.
La causa della morte di tante migliaia di pesci e la loro fossilizzazione saranno eventualmente argomenti di un prossimo articolo.
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