Gli impollinatori sono una componente chiave della biodiversità globale, forniscono servizi ecosistemici vitali alle colture e alle piante selvatiche. È ormai noto da anni che nelle nostre campagne è in corso una lenta e graduale scomparsa degli insetti impollinatori come le api. I fattori sono molteplici, spesso collegati ai cambiamenti climatici, ad agenti patogeni, alla crescente urbanizzazione e alla distruzione di habitat naturali.
Sappiamo bene che il lavoro che compiono gli impollinatori è inestimabile. Il loro declino potrebbe influenzare in modo significativo il mantenimento della diversità delle piante selvatiche, una più ampia stabilità dell’ecosistema e la produzione agricola.
Senza questi visitatori di fiori, numerose piante selvatiche potrebbero riprodursi male o non riprodursi per niente. Gli ecosistemi non sarebbero quindi più in grado di funzionare nella loro forma attuale.
Più di tre quarti delle colture più importanti dipendono dagli impollinatori per poter produrre una resa elevata e una buona qualità. Una perdita di impollinatori implicherebbe pertanto anche ingenti perdite economiche.
Il cambiamento climatico in Finlandia
Una recente ricerca, pubblicata sulla rivista scientifica Nature, ha constatato come il cambiamento climatico, chiaramente evidente anche nell’estremo nord del pianeta, ha portato alla scomparsa degli insetti impollinatori specializzati, come le falene, e alla diffusione di quelli generalisti.
Lo studio in Finlandia mostra i cambiamenti drammatici negli insetti impollinatori. I ricercatori della Martin Luther University Halle-Wittenberg (MLU), del Centro Helmholtz per la ricerca ambientale (UFZ) e del Centro tedesco per la ricerca integrativa sulla biodiversità Halle-Jena-Leipzig (iDiv) hanno scoperto che la rete di piante e dei loro impollinatori è cambiato notevolmente dalla fine del XIX secolo, ciò potrebbe portare a un’impollinazione meno efficace delle piante e a loro volta verrebbe influenzata anche la loro riproduzione.
Non è chiaro se gli impollinatori saranno ancora sempre in grado di fornire il loro servizio abituale.
Le piante e i loro impollinatori sono attorcigliati in una rete complessa in cui la distribuzione e l’abbondanza delle specie coinvolte, oltre alla loro presenza stagionale, alla fisiologia e al comportamento sono finemente sintonizzati. Anche piccoli cambiamenti potrebbero sbilanciare questo preciso equilibrio.
Gli esperti temono perciò che le influenze umane possano portare a servizi di impollinazione meno efficaci.
Lo studio sugli impollinatori in Finlandia
I ricercatori hanno deciso di indagare l’interazione tra piante e diversi gruppi di impollinatori per periodi di tempo abbastanza lunghi. I dati finlandesi su cui si basa il nuovo studio hanno una durata di oltre 120 anni.
Tra il 1895 e il 1900, vicino Kittilä (un villaggio che si trova a circa 120 km a nord del circolo polare artico), il guardaboschi Frans Silén registrò metodicamente quali insetti visitavano quali fiori e con quale frequenza.
Gli scienziati hanno quindi prima cercato intorno a Kittilä i siti in cui erano state effettuate le osservazioni e dove le 17 specie di piante meglio studiate crescono ancora oggi. In questi siti, la squadra ha ripetuto il censimento degli impollinatori nel 2018 e nel 2019.
«Abbiamo notato cambiamenti drastici nelle reti di impollinatori» afferma Leana Zoller della MLU. Solo il 7% delle visite ai fiori osservate riguardava le stesse specie di insetti e piante di allora. «È sorprendentemente poco» dice Zoller.
Ad esempio, i sirfidi e le falene appaiono oggi molto meno frequentemente sui fiori intorno al villaggio rispetto al passato.
Mentre questi insetti sono diventati più rari, i fiori intorno a Kittilä invece, stanno ricevendo molte più visite dai bombi e dalle mosche. Non è ancora noto se questi animali abbiano la stessa efficacia dei precedenti impollinatori. Tuttavia, ci sono molti meno insetti specializzati in determinate forme di fiori. Questi sono stati sostituiti da mosche del genere Thricops, che visitano piante differenti. Tali generalisti sono spesso più robusti quando si tratta di cambiamenti ambientali; se manca una delle loro piante ospiti, possono infatti, facilmente passare ad altre. Ma trasportano anche il polline di varie altre specie vegetali su un fiore, fornendo così potenzialmente un servizio di impollinazione meno efficace rispetto agli specialisti.
«Finora, la rete di impollinatori nella nostra area di studio sembra funzionare ancora bene. Finora non ci sono prove che le piante ricevano troppo poco polline e siano quindi meno capaci di riprodursi» sostiene Zoller.
Ma secondo gli scienziati, questo potrebbe cambiare in futuro con il persistere dei cambiamenti nelle comunità di insetti, perché a un certo punto le piante non saranno più in grado di compensare le perdite nella loro rete di impollinatori.
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