Per scoprire com’è cambiata la vegetazione in relazione al clima negli ultimi 400 anni, si analizzerà il DNA dei pollini conservati nel ghiacciaio più profondo d’Italia, il Mandrone del parco Adamello Brenta.
È questa la sfida lanciata dai ricercatori della Fondazione Mach che, assieme ai colleghi del Muse, dell’Università di Milano Bicocca e della Provincia autonoma di Trento, sono saliti in quota per il primo carotaggio esplorativo nel parco Adamello Brenta.
I ghiacciai sono tra i più efficaci archivi del passato e la loro esistenza è minacciata dal generalizzato aumento delle temperature, che nelle Alpi procede a una velocità doppia rispetto alla media di quella globale. Di norma, quindi, i ghiacciai vengono indagati dagli scienziati per capire come sta cambiando il clima. Nel caso del progetto “POLLiCE”, invece, il focus si sposta sulla prospettiva ambientale, ricercando i dati biologici.
Un “archivio” del DNA
L’Adamello è stato scelto perché, con i suoi 17 chilometri quadrati e i suoi 240 metri di profondità, è il ghiacciaio più esteso e più profondo d’Italia. Il sito di perforazione si trova a 3.200 metri di altitudine, nella parte centrale di un’area glaciale (Pian di Neve), dove si ritiene che la stratificazione del ghiaccio sia conservata. L’obiettivo di “POLLiCE”, è quello di prelevare e analizzare la componente vegetale “archiviata” negli strati di ghiaccio (pollini, corteccia, rami, radici), toccando profondità mai raggiunte prima in questo tipo di studi in Italia. Le rigide temperature dei ghiacci dell’Adamello assicurano una buona conservazione del DNA.
Gli studiosi a quel punto avranno una testimonianza attendibile delle variazioni di vegetazione occorse nei secoli in Trentino.
di Luca Serafini
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