Era un giovane individuo di sesso femminile il capodoglio ucciso dalla plastica e trovato morto a Porto Cervo in Costa Smeralda.
A causare la morte dell’animale – come confermato dalle analisi svolte sulla carcassa – è stata la grande quantità di plastica ingerita.
«Ma era presente anche un feto di oltre 2 metri in avanzato stato di decomposizione. Le femmine di Capodoglio raggiungono la maturità sessuale all’età di 7 anni e l’estro compare ogni 3-5 anni. Probabilmente quel feto rappresentava la prima e ultima gravidanza di questo esemplare» spiega il WWF.
Nella pancia 22 chili di rifiuti
Piatti monouso, un tubo corrugato usato per gli impianti elettrici, le comuni buste per la spesa, grovigli di lenze, sacchi condominiali, persino l’imballaggio di un detersivo con ancora riconoscibili marca e codice a barre e numerosi altri rifiuti abbandonati in mare. Questo è quello che i veterinari dell’Istituto Zooprofilattico di Sassari e della Facoltà di Veterinaria di Padova hanno trovato nella pancia dell’animale. Complessivamente, oltre 22 chilogrammi di plastica.
«Il quantitativo di plastica ritrovato nell’apparato digerente del cetaceo era praticamente intatto e la proporzione tra le dimensioni dell’animale e la plastica ingerita è particolarmente significativa. Quantità così voluminose, per gli esperti, vengono solitamente ritrovate all’interno di animali più grandi dell’esemplare relativamente piccolo morto a Porto Cervo» continua il WWF.
L’Europa è il secondo produttore mondiale di plastica
L’Europa rappresenta il secondo maggiore produttore di plastica su scala globale, preceduto solo dalla Cina.
Secondo le stime, ogni anno, i rifiuti prodotti dagli abitanti del Vecchio Continente causano la dispersione di mare di una quantità di macroplastiche compresa tra le 150 e le 500mila tonnellate; in mare finisco anche tra le 70 e 130mila tonnellate di microplastiche, ovvero frammenti di dimensioni minori ai 5 millimetri.
riproduzione consentita con link a originale e citazione fonte: rivistanatura.com