Le reti che stanno sostenendo il cambiamento dal basso si posso raccontare anche per ambiti territoriali circoscritti. È il caso, ad esempio, del Casentino, nel cuore della Toscana più appartata in provincia di Arezzo, dove la Natura la fa da padrona e proprio attorno ad essa ruotano molte delle belle attività che andiamo a raccontare.
Sono, infatti, almeno una cinquantina le realtà individuate che raccontano di nuove iniziative rispettose di questo territorio e della sua straordinaria storia e cultura, al centro del quale spicca un Parco Nazionale che non a caso è incentrato sulle foreste, tra le meglio conservate d’Italia.
Cominciando dal Biodistretto del Casentino, un’associazione nata nel 2013 composto un gruppo eterogeneo ma molto coeso di agricoltori (per lo più biologici e biodinamici), allevatori, artigiani, associazioni, trasformatori, gruppi di acquisto solidale, gestori di strutture ricettive e singoli individui che mettono a disposizione le proprie competenze per realizzare insieme varie iniziative dirette alla tutela e alla valorizzazione dell’agricoltura, del paesaggio, della cultura del territorio casentinese.
Associazione, ma in questo caso di Promozione Sociale senza fini di lucro, è poi anche “La Via dell’Albero”, il Centro Olistico del Casentino nato dall’incontro di tre giovani donne ricche di energia come Daniela Bartolini, Annamaria Iorio e Carolina Oro. In questo caso l’obiettivo è quello di creare anche un luogo fisico che diventi un riferimento per svolgere varie attività olistiche e bionaturali. Ecco allora iniziative che spaziano dallo yoga, alla biodanza, al canto fino alla lettura creativa.
CasentinoEBike è invece una piccola società di sviluppo turistico che ha caratterizzato al propria attività sull’e-bike, ovvero le biciclette con la pedalata servoassistita, grazie ad un motore elettrico intelligente di ultima generazione che sostiene la pedalata consentendo di affrontare anche percorsi con pendenze elevate.
Anche la Cooperativa “In Quiete” si occupa di turismo sostenibile, di escursionismo ed educazione ambientale, ma con un taglio decisamente “slow”, ovvero proponendosi di far assaporare il territorio casentinese in maniera calma, sostenibile e con lentezza, con particolare attenzione ai bambini. Saranno infatti la natura e la storia ricca di spiritualità di questi luoghi, fatto sta che tra queste montagne è facile trovare un approccio tranquillo e profondo alla visita, dove la fretta viene spontaneamente bandita.
Nel paesino di Soci, a pochi chilometri da Poppi, si sono invece inventati lo spazio di coworking “Le diecimila creature”, un luogo nato con l’obiettivo di favorire lo sviluppo di un incubatore di idee imprenditoriali innovative femminili. Lo spazio ha una capienza di dieci persone per lavorare, è dotato di wi-fi ed è aperto all’integrazione e all’accoglienza: la diversità è qui una fonte di ricchezza. Ospita anche eventi, spesso in collaborazione con altre associazioni del territorio ed in particolare con l’associazione iCARE organizzando iniziative di aggregazione per persone disabili.
Anche in questo caso vi è quindi la consapevolezza di fare rete e di non disgiungere attività di tipo economico da quelle culturali, con le seconde che diventano il substrato indispensabile per sostenere le prime.
In questa parte d’Italia così speciale, vi sono poi singoli individui che hanno sviluppato iniziative davvero particolari, mettendo a frutto le proprie passioni.
Ad esempio lo svizzero Roland Heuberger è riuscito a trasformare il suo grande amore per i cavalli in un mestiere davvero speciale. Trasferitosi nel Casentino all’età di venti anni, inizia ad addestrare cavalli per le competizioni di salto ostacoli. Nel 1998, la svolta: viene a conoscenza del Metodo Parelli, un sistema “dolce” per addestrare questi animali senza coercizione, tutto incentrato su un rapporto rispettoso tra uomo e cavallo. Oggi Roland insegna questo metodo in tutta Italia, ma la sua base rimane il Casentino.
Bello anche il Progetto Molin di Bucchio, ideato da Alessandro Volpone e Andrea Gambassini, dove invece l’obiettivo è il recupero e la salvaguardia di specie ittiche d’acqua dolce a rischio di estinzione, unendo a tali scopi anche la ristrutturazione dello storico Molino di Bucchio, primo mulino dell’Arno. Attualmente, è in corso il restauro del luogo e i lavori per attrezzarlo delle vasche necessarie per allevare il pesce, con l’ulteriore obiettivo finale di renderlo in futuro visitabile alle persone interessate.
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